Una moneta complementare?
L'idea piace, ma «serve a poco»

L'introduzione di una moneta complementare che affianchi l'euro non convince ancora. Per gli economisti sembra sia lo strumento migliore per uscire dal momento di crisi economica ma da superare c'è la reazione tiepida delle istituzioni.

L'introduzione di una moneta complementare che affianchi l'euro non convince ancora. Per gli economisti sembra sia lo strumento migliore per uscire dal momento di crisi economica ma da superare c'è la reazione tiepida delle istituzioni.

Si tratta di un sistema economico che darebbe la possibilità alle imprese di comprare e vendere beni e servizi tra di loro pagando attraverso certificati di credito e di debito virtuali.

A Bergamo si è fatto il punto in un seminario in merito che ha coinvolto amministrazione comunale, sindacati, Confindustria e i professori Stefano Lucarelli (Unibg), Luca Fantacci e Massimo Amato (Bocconi) che stanno lavorando per il progetto «Moneta di Nantes», in partenza nei prossimi mesi.

Essendo spendibile con più facilità incentiverebbe le imprese a comprare e vendere con frequenza innescando una reazione a catena che terrebbe in movimento l'economia.

Alle voci favorevoli, perché qualsiasi iniziativa che dia slancio all'economia è benaccetta, si è contrapposta quella di Confindustria Bergamo: il tessuto imprenditoriale bergamasco è volto soprattutto all'export, quindi una moneta alternativa porterebbe poch vantaggi.

Leggi di più su L'Eco di Bergamo del 22 gennaio

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