Cgil, Bresciani riconfermato
Al segretario 69 voti su 79

«Grazie a tutti, anche a chi ha votato contro. Questo è un Comitato Direttivo di grande qualità. Mi aspetto grandi discussioni, anche vivaci. Buon lavoro, ce n’è tanto davanti a noi»: così Luigi Bresciani, appena rieletto segretario generale provinciale della Cgil di Bergamo, con 69 voti favorevoli sui 79

«Grazie a tutti, anche a chi ha votato contro. Questo è un Comitato Direttivo di grande qualità. Mi aspetto grandi discussioni, anche vivaci. Buon lavoro, ce n’è tanto davanti a noi»: così Luigi Bresciani, appena rieletto segretario generale provinciale della Cgil di Bergamo, con 69 voti favorevoli sui 79 votanti (7 i contrari e 3 le astensioni) del nuovo Comitato Direttivo, ha chiuso i lavori del VII Congresso della Cgil di Bergamo.

“Questo voto per l’elezione del segretario generale e quello sul Documento politico vengono letti da me con un significato politico preciso: l’astensione della FIOM-CGIL è un atto politico importante, apprezzato”.

Poco prima dell’elezione di Bresciani era stato votato il nuovo Comitato Direttivo della CGIL provinciale (composto da 87 persone, 81 delle quali a sostegno del Documento congressuale n.1, prima firmataria Susanna Camusso, e 6 per il Documento n. 2, primo firmatario Giorgio Cremaschi. In allegato, la lista con i nomi).

Con un minuto di silenzio, la platea congressuale della CGIL ha voluto ricordare il lavoratore di 56 anni, residente a Brignano, morto ieri dopo un infortunio in un cantiere di Soncino, ma anche tutti gli altri lavoratori che hanno perso la vita mentre svolgevano il loro lavoro e per le vittime di violenza.

Prima del voto degli Ordini del Giorno, degli emendamenti ai Documenti congressuali e del Documento politico del Congresso territoriale, ha preso la parola per le conclusioni del dibattito il segretario generale della CGIL Lombardia, Nino Baseotto: “Nel Congresso celebrato quattro anni fa c’era la speranza che ci saremmo trovati a celebrare quello attuale con una situazione economica migliore. Non è stato così. È un inganno quello di chi dice che la ripresa è iniziata. Perché c’è ripresa solo se c’è occupazione, se c’è lavoro”.

Rispetto alla crisi Baseotto ha sottolineato come essa “stia generando un approccio, un’idea del lavoro che non è quella che abbiamo conosciuto noi e quelli che hanno lavorato prima di noi. Oggi la precarietà è vista come una condizione accettabile, di fronte al rischio della mancanza di occupazione”.

Brevemente il leader regionale è tornato anche sulla questione previdenziale: “Il tema delle pensioni è da riproporre con forza all’attenzione del nuovo Governo. Per la CGIL non è un tema chiuso”. E a proposito di ciò che il sindacato chiederà al nuovo Governo, ha aggiunto: “La CGIL ha avanzato tante proposte, ha svolto diverse mobilitazioni, scioperi generali nazionali compresi. Abbiamo proposto il nostro Piano del lavoro (anche con le idee su dove recuperare le risorse per metterlo in pratica). Di questo discuteremo col nuovo Governo, un esecutivo che è arrivato seguendo modalità che non mi sono piaciute, ma che oggi è stato caricato di attese di cambiamento diffuse. La prima domanda che porremo al Governo, già domenica, quando lo incontreremo, sarà: dove pensate di andare a prendere i soldi per compiere quanto promettete? Il sospetto che ci viene è che si torni a pensare ai tagli, visto che in questo Paese sembra un tabù parlare di tassare grandi patrimoni e grandi rendite (a differenza di quello che succede in tutta Europa). E in quel caso sappiamo dove si rischia di finire, in una storia già vista, coinvolgendo i soliti noti”.

Parlando della politica regionale, Baseotto ha, poi, detto: “Nel passaggio da Formigoni a Maroni abbiamo individuato elementi di continuità che non ci piacciono, ma anche differenze, per le quali attendiamo il nuovo Governatore alla prova dei fatti. Siamo, ad esempio, interessati all’intenzione annunciata, nel settore della sanità, di ridurre il potere degli ospedali e di andare verso un sistema territoriale di assistenza, potenziando le strutture di cura territoriali”.

“Sul tema, anche in questo Congresso largamente dibattuto, della democrazia e della rappresentanza” ha aggiunto Baseotto, “credo sia sbagliato svalutare i risultati conseguiti. Va fatta una discussione, anche spietata, sui limiti di un accordo, ma sono da valorizzare le parti di intesa che riguardano questioni che abbiamo sostenuto. Penso ai tre accordi del 28 giugno 2011, del maggio 2013 e all’ultimo, del gennaio 2014. In primo luogo esce consolidato il ruolo del Contratto nazionale. Avevano cercato di imporci un modello fatto di deroghe e di Contratti nazionali che non contavano nulla, ora è sancito il primato del CCNL sul resto della contrattazione. In secondo luogo, per anni abbiamo rivendicato la misurazione della rappresentanza, a fronte di tanti contratti siglati da ‘sindacalini’ di comodo. Il voto dei lavoratori sugli accordi, poi, è questione che la CGIL insegue da decenni. Ovvio che vale il principio di maggioranza. A proposito delle sanzioni, si è rotto un tabù, e si prevede un regime sanzionatorio anche per le aziende, per i datori di lavoro, mai successo prima. Nell’accordo del 10 gennaio si è cercato (si poteva farlo meglio) di mettere paletti e condizioni per regolare al meglio questa materia. C’è l’esclusione di norme che possano intaccare il diritto di sciopero. Come c’è l’esclusione dei lavoratori da qualsiasi sanzione. Si lascia ai Contratti nazionali di prevederle per componenti delle RSU, ma con certi limiti e solo riferendosi ad alcune esigibilità sindacali”.

Sul dibattito, anche molto acceso, all’interno della CGIL tra sostenitori dei due diversi Documenti congressuali,, Baseotto ha concluso sancendo la “pari dignità di tutte le categorie e la necessità di solidarietà tra le categorie. Non c’è in CGIL una sola donna al comando, la CGIL non è lo scontro tra Camusso e Landini. Questo fa solo male alla CGIL. Due cose, durante le assemblee congressuali, ci hanno chiesto i nostri iscritti: una CGIL unita al suo interno e soluzioni concrete che diano risposte ai loro problemi”.

Il Documento politico del Congresso Territoriale della Camera del Lavoro di Bergamo (in allegato, il testo completo), è stato approvato con 171 voti favorevoli. I voti contrati sono stati 18, gli astenuti 23.

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