Commercio, il 2014 parte male
149 chiusure in soli due mesi

Segni negativi in tutti i settori, male bar, ristoranti e abbigliamento. Tiene solo l’ecommerce. Ambrosioni: «Gli effetti devastanti del 2013 hanno condizionato l’inizio dell’anno». Il trend è comune a tutta la Lombardia: - 1093.

La crisi economica continua a soffocare il commercio bergamasco. Secondo i dati dell’Osservatorio di Confesercenti, i primi due mesi del 2014 hanno confermato che la ripresa è ancora lontana. Le difficoltà sono ancora troppo evidenti, anche se c’è una piccola consolazione: un anno fa si stava addirittura peggio. Segno negativo A gennaio e febbraio in provincia di Bergamo si sono aperte 29 nuove attività, ma ben 149 hanno chiuso i battenti. Il saldo è dunque pari a -120 unità. In città ci sono state 5 nuove iscrizioni al Registro delle imprese, ma ci sono state 29 cessazioni (-24).

Rispetto a dicembre il numero delle imprese registrate è in calo dell’1,2%, anche se rispetto al 2013, vero “annus horribilis”, le cose vanno un po’ meglio (+2,15%). Il trend è comune a tutta la Lombardia, che ha chiuso con un saldo aperture/cessazioni pari a -1.093.

“Gli effetti devastanti del 2013 si fanno sentire e condizionano la partenza del 2014 – commenta Giorgio Ambrosioni, presidente di Confesercenti Bergamo - Inutile dire che si è generato un clima così ostico alle imprese che si è persa la propulsione agli investimenti degli anni passati. L’amarezza per questi dati è stemperata dal dato tendenziale, leggermente migliore in alcuni casi rispetto allo scorso anno e dalle misure del Governo che contengono secondo noi buone decisioni: giusto sostenere i redditi più bassi. Rimaniamo in attesa anche di interventi che alleggeriscano il peso del fisco che grava sui lavoratori indipendenti ed autonomi”.

Giù bar, ristoranti e abbigliamento Non si salva nessun settore. Tra i più colpiti ci sono le imprese del comparto “alloggio e somministrazione”: 39 aperture, 118 cancellazioni (-79). In città le 19 chiusure hanno vanificato l’effetto positivo delle 6 aperture.

Bilancio amaro anche per la ristorazione: 15 nuove attività e 45 abbandoni (-30). Rispetto a dodici mesi fa, però, le imprese registrate sono aumentate del 3,8%. Nessun motivo di ottimismo invece per i bar: 23 hanno acceso l’insegna, ma 65 l’hanno spenta. Rispetto a dicembre la situazione è peggiorata: -1,4%. In città non c’è stata nessuna nuova apertura, ma in compenso in dieci hanno gettato la spugna.

Cattive notizie anche per l’abbigliamento: 2 nuovi negozi, 38 chiusi (le imprese sono 1.472, in calo del 2,6% rispetto a inizio 2013). A Bergamo una sola nuova apertura e sette cessazioni. Si sono arresi anche otto fruttivendoli (due in città), a fronte di solo due nuove botteghe. Un dato che la dice lunga sulla crisi dei piccoli esercizi di vicinato, schiacciati dalla concorrenza della grande distribuzione.

Anche i venditori ambulanti scricchiolano sotto il peso della crisi: in 18 hanno chiesto la licenza, ma in 32 hanno rinunciato ad andar per mercati. Nonostante questo, la categoria tiene botta: +1,9% imprese registrate rispetto a un anno fa. Soffrono anche gli agenti di commercio: 66 nuovi intermediari, 107 cessazioni (-41). In città si sono registrate 12 iscrizioni e 20 cancellazioni (-0,6% rispetto al 2013). L’e-commerce tiene L’unico settore con segno positivo, anche se per poco, è quello dell’e-commerce: 8 nuove imprese a fronte di 7 cessazioni. Le aziende che commerciano su Internet sono 183 (+19,6% rispetto a un anno fa).

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