Crolla la produzione industriale
A marzo -30%, alcuni settori anche -50%

Decrescita senza precedenti. In alcuni settori come abbigliamento produzione giù di oltre del 50%.Il calo minore si registra nelle industrie alimentari, bevande e tabacco (-6,5%).

A marzo le condizioni della domanda e le misure di contenimento dell’epidemia di COVID-19 hanno determinato un crollo della produzione industriale italiana con una riduzione tendenziale (-29,3%) che è la maggiore della serie storica disponibile (che parte dal 1990), superando i valori registrati nel corso della crisi del 2008-2009. Lo afferma l’Istat aggiungendo che è «senza precedenti anche la caduta in termini mensili dell’indice destagionalizzato».

Tutti i principali settori di attività economica - sottolinea - registrano flessioni tendenziali e congiunturali, in molti casi di intensità inedite: nella fabbricazione di mezzi di trasporto e nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori la caduta congiunturale e tendenziale supera ampiamente il 50%. Relativamente meno accentuato è il calo nelle industrie alimentari, bevande e tabacco che, considerando la media degli ultimi tre mesi mantengono una dinamica tendenziale positiva.

A marzo 2020 l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito del 28,4% rispetto a febbraio. Lo stima l’Istat Nel primo trimestre dell’anno, il livello della produzione è scesa dell’8,4% rispetto ai tre mesi precedenti. Rispetto a marzo 2019 l’indice è diminuito corretto per gli effetti di calendario del 29,3% (22 giorni contro 21 dello scorso anno). Tutti i principali settori registrano variazioni tendenziali negative.

Le più rilevanti sono quelle di fabbricazione di mezzi di trasporto (-52,6%), industrie tessili e abbigliamento (-51,2%), fabbricazione di macchinari (-40,1%) e metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-37%). Il calo minore si registra nelle industrie alimentari, bevande e tabacco (-6,5%).

L’indice destagionalizzato mensile - segnala l’Istat a proposito del primo mese di emergenza epidemiologica - mostra marcate diminuzioni congiunturali in tutti i comparti; variazioni negative caratterizzano, infatti, i beni strumentali (-39,9%), i beni intermedi (-27,3%), i beni di consumo (-27,2%) e l’energia (-10,1%).

Gli indici corretti per gli effetti di calendario (a marzo 2020 i giorni lavorativi sono stati 22 contro i 21 dell’anno scorso) registrano a marzo diminuzioni particolarmente accentuate in tutti i settori- Variazioni negative si registrano per i beni strumentali (-39%), i beni intermedi (-28,7%), i beni di consumo (-26,2%) e l’energia (-10,5%).

Tutti i principali settori di attività economica registrano variazioni tendenziali negative. Le più rilevanti sono quelle della fabbricazione di mezzi di trasporto (-52,6%), delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-51,2%), della fabbricazione di macchinari e attrezzature n.c.a. (-40,1%) e della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-37%) mentre il calo minore si registra nelle industrie alimentari, bevande e tabacco (-6,5%). Per la fabbricazione dei mezzi di trasporto il calo congiunturale è stato del 60,1% mentre quello tendenziale, sempre corretto per gli effetti di calendario, è stato del 52,6%. Per l’alimentare, invece, il calo congiunturale è stato del 4% e quello tendenziale del 6,5%.

Leggero aumento invece per la produzione alimentare del primo trimestre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019 (+0,8%). Per i prodotti farmaceutici il calo della produzione in termini congiunturali a marzo è stato dell’8,7% mentre il calo tendenziale è stato del 9,1%. Nel corso della fase di rilevazione - sottolinea l’Istituto di statistica - vi è stata una moderata riduzione del tasso di risposta delle imprese, conseguente all’emergenza sanitaria in corso.

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