La crisi di Auchan e Mercatone Uno
«Negli iper occupazione giù del 30%»

I dati allarmanti della Cisl sulla grande distribuzione in Bergamasca: in bilico 700 posti di lavoro. Il dato occupazionale degli ultimi 10 anni.

«Siamo stati facili cassandre, ma purtroppo oggi inizia a verificarsi quanto stiamo dicendo da qualche anno: la spinta propulsiva del commercio, in termini di fatturati e, soprattutto di occupazione, inizia a pagar dazio a una crisi di sistema avviata nel 2008. E oggi presenta un conto salato». Alberto Citerio, segretario generale di Fisascat Cisl Bergamo, commenta sconsolato i dati relativi all’andamento del settore della grande distribuzione degli ultimi tempi. La vertenza Auchan e il fallimento Mercatone Uno sono gli ultimi esempi di una sfilza di casi, che nei prossimi mesi si potrebbe concretizzare coinvolgendo altri marchi storici della grande distribuzione.

In provincia di Bergamo, il confronto del saldo tra avviamenti e cessazioni nel commercio a Bergamo tra 2017 e 2018 segna un calo del 48%, in pratica 4.400 contratti non confermati. Sempre nel 2018, secondo le rilevazioni della Camera di Commercio, la maggior contrazione delle imprese attive, rispetto a un anno fa, riguarda il commercio all’ingrosso e al dettaglio , con un calo pari a quasi il 2%, e nel primo trimestre del 2019 il commercio al dettaglio diminuisce il proprio fatturato dello 0,7%.

«Quella di Auchan è una pura operazioni di salvataggio – continua Citerio –: non c’è crescita né progettualità. Il prossimo 20 giugno ci sarà l’incontro al Mise (Ministero dell’Economia e sviluppo) nel quale contiamo di conoscere modalità perimetro e tempi dell’operazione Conad Auchan, ma soprattutto conoscere a che livello saranno le garanzie occupazionali. Per Bergamo, sono in bilico 700 persone, in un settore, quello dei maggiori centri commerciali, che ha già perso il 30% degli occupati in meno di dieci anni. La stessa Auchan di Bergamo ha già lasciato “sul terreno” più di 70 posti di lavoro».

«In Italia si sta ridisegnando la grande distribuzione: le nuove aperture puntano a superfici più ridotte, preferendo alimentari di prossimità agli Iper degli scorsi anni. D’altronde, il dato del fatturato del commercio da qualche anno segna risultati negativi. Solo i discount hanno riportato incrementi, mentre le grandi catene continuano a contabilizzare bassi rendimenti per metro quadro. In provincia, ci sono ancora 37 grandi superfici di vendita superiori ai 3000mq, con 25 centri commerciali. Sarebbe opportuno, oggi, avviare una seria riflessione sull’impatto economico e occupazionale che porterebbero nuove aperture sul territorio e il futuro che potrebbero avere. Come auspichiamo da tempo, servono nuove regole su concessioni e orari».

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