La povertà energetica arriva a Bergamo
Adiconsum chiede interventi «locali»

In media, una spesa di 2800 € l’anno incide pesantemente sul 5% della popolazione. «Serve che gli enti locali si adoperino per alleviare il peso della povertà energetica. Anche tramite “pressioni” politiche nei confronti dell’Arera o con azioni che possano alleggerire il carico delle bollette».

Secondo gli ultimi dati Istat, in provincia di Bergamo, il 4,7% dei residenti è a rischio povertà, per un totale di quasi 50 mila persone. Secondo i criteri dell’Istituto di Statistica, l’80% di loro è sicuramente povera. La quasi totalità sono espressione di famiglie e non di singole persone.

Da qualche tempo, le associazioni dei consumatori hanno iniziato a parlare di «povertà energetica», ovvero della difficoltà sempre più alta nel riuscire a far fronte alle spese di bollette e utenze domestiche.

Infatti, stimando una spesa media annua per famiglia di 1.300 euro per il gas, di 700 euro per la luce, di 500 euro per l’acqua e 300 euro per i rifiuti, il bilancio viene eroso dalle utenze domestiche per un totale di 2.800 euro. Man mano che si scende nella scala dei redditi, queste voci incidono sempre più sul bilancio familiare, arrivando, in alcuni casi, anche fino al 50%.

«Adiconsum – dice Mina Busi, presidente bergamasca dell’associazione - ribadisce le proprie preoccupazioni sul rilevante peso sul budget famigliare che hanno le utenze domestiche di luce, gas, acqua e rifiuti».

«Sono sempre di più le famiglie – rinforza Carlo Piarulli, presidente di Adiconsum Lombardia - che per le cause più diverse (perdita del posto di lavoro, disabilità in famiglia, separazioni, ecc), non riescono più a far fronte a tali costi. Al riguardo Adiconsum, insieme ad altre due associazioni, grazie alle risorse messe a disposizione da Fondazione Cariplo e dal Banco dell’energia, avvierà un percorso per individuare quelle famiglie che, non essendo in condizioni di povertà conclamata, grazie a quel piccolo contributo finalizzato a pagare la bolletta, riduca, seppur parzialmente, la condizione di disagio che si sta attraversando».

«Per questo - secondo l’associazione consumatori della Cisl -, sui settori dell’energia elettrica e del gas diventa necessario adeguare la struttura tariffaria alla strategia energetica che il Paese si darà, al fine di contenere i costi, a partire dagli oneri generali di sistema; avviare una campagna comunicativa e formativa, con il coinvolgimento delle Associazioni Consumatori, per accompagnare il passaggio dal mercato tutelato al mercato libero; rendere cogente l’Albo dei venditori, contenendone il numero e richiedendo garanzie di solvibilità attraverso fideiussioni bancarie e assicurative adeguate al volume di affari e alla fetta di mercato man mano acquisito, per evitare, come già accaduto, che i costi ricadano sui consumatori. Per quanto riguarda il settore idrico, occorre perseguire un’uniformità di regolazione a livello nazionale, intervenire sulle perdite idriche per evitare costi occulti ed impropri sui cittadini-consumatori, aumentare gli investimenti, migliorare il servizio. A tutto ciò deve corrispondere una riduzione delle tariffe. Infine, per quanto riguarda i rifiuti, è sempre più urgente pensare ad una regolazione dei rifiuti in un’ottica di economia circolare, non più quindi come un onere, ma come una risorsa».

«Adiconsum – conclude Busi - propone di semplificare il meccanismo dei bonus sociali, sconosciuti alla maggior parte degli aventi diritto, con la realizzazione di un fondo sociale finanziato con le giacenze di fine anno della bolletta elettrica, che spesso vengono utilizzati per altri settori, l’utilizzo degli arrotondamenti dei centesimi in bolletta, l’incentivazione di impianti per l’auto-produzione finanziati dallo Stato per le famiglie più bisognose, e interventi coordinati a livello locale».

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