Poste, la Cigl sulla carenza di personale
«Sportelli a giorni alterni, il Covid non c’entra»

Dopo la diffusione, a settembre, dei piani di Poste Italiane per le nuove assunzioni e per il trasferimento di personale dal recapito agli sportelli, Marisa Adobati della Slg-Cgil di Bergamo non nasconde la propria sorpresa e la delusione.

«Siamo rimasti senza parole quando abbiamo avuto tra le mani i numeri riguardanti le disponibilità di nuovo organico per la nostra provincia. Troppo gentile dire che si tratta di cifre ridicole: a quanto si legge saranno destinate agli sportelli della bergamasca 5 persone, frutto di 2 nuove assunzioni part-time e di tre spostamenti di personale dal recapito agli uffici. Eppure negli ultimi mesi abbiamo assistito a 39 pensionamenti solo nella filiale di Bergamo 2 (cioè nelle zone di valli, comuni montani e lacustri). Chi sostituirà questi colleghi? Intanto, si va avanti con sportelli di Poste aperti ancora a giorni alterni come era stato deciso per razionalizzare la distribuzione del personale nei momenti peggiori della pandemia: la scusa del Covid-19 torna utile per evitare i veri problemi ma il virus qui non c’entra. Intanto i lavoratori vengono distribuiti come trottole per tutta la provincia, e si chiede loro una grande quantità di ore di straordinario ogni mese».

Da tempo, ormai, la Slc-Cgil di Bergamo denuncia una carenza di personale che ricade sui lavoratori con continui e numerosissimi distacchi per ricoprire assenze ormai strutturali, provocando stress e insofferenza. I lavoratori degli uffici postali chiusi «ufficialmente» per Covid vengono fatti lavorare altrove, dove manca personale.

A metà settembre il sindacato ha inviato una lettera illustrando le proprie preoccupazioni ai responsabili della Macro Area Nord Ovest di Poste Italiane, alla sede di piazzale Cordusio a Milano e alle due filiali di Bergamo. Ancora nessuna risposta, però, è arrivata dall’azienda.

«Non ci si stupisce più il fatto che molti colleghi abbiano scelto di lasciare l’azienda prima di aver maturato i requisiti pensionistici pieni, approfittando di Quota 100 o, peggio ancora, per la parte femminile, di Opzione Donna subendo una decurtazione della pensione» prosegue la sindacalista - continua la sindacalista -. Ad agosto è stato firmato un accordo riguardante le politiche attive in azienda, dove si menzionavano assunzioni e cambi di ruolo: non ci si aspettava una considerazione così bassa della nostra provincia. Per questo abbiamo sollecitato ancora una volta Poste Italiane a rivedere numeri e costi: i distacchi quotidiani, le ore di straordinario erogate, le spese per rimborsi di tabelle 109 e i lavoratori in età pensionabile. La scusa del Covid-19 non regge più».

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