Sciopero in Sanpellegrino
«In ansia per bibite e cassa»

I lavoratori della Sanpellegrino (gruppo Nestlè) incrociano le braccia per due giorni e fermano le linee dello stabilimento di Ruspino.

I lavoratori della Sanpellegrino (gruppo Nestlè) incrociano le braccia nella giornata di oggi (22 gennaio) e dopo lo stop del 20 gennaio e fermano le linee dello stabilimento di Ruspino per protestare contro lo spostamento delle linee che producono Sanbitter e bibite in vetro. Lo annunciano i sindacati Cgil, Cisl e Uil in una nota congiunta.

Cresce la preoccupazione tra i lavoratori Sanpellegrino per l’incertezza nata attorno al settore bibite, collegata al rafforzamento del polo veneto su questo segmento, ma anche alla tenuta occupazionale del polo bergamasco, mentre l’azienda avrebbe anche chiesto la cassa integrazione per tutti i lavoratori a partire dal 1° febbraio, per le difficoltà incontrate con le linee vetro dopo le chiusure nel mondo della ristorazione.

A fronte di ciò, Sanpellegrino conferma di aver da tempo «annunciato un investimento di 50 milioni di euro, per assicurare un adeguato sostegno alla crescente domanda di prodotti del gruppo». Con questo investimento, il gruppo «intende rafforzare la vocazione di centro produttivo dell’acqua minerale e dei prodotti a base di acqua dello stabilimento di San Pellegrino realizzando due nuove linee che consentiranno di aumentare del 20% la produzione, rafforzando le prospettive occupazionali».

«Il piano di investimenti è stato accolto positivamente dai sindacati nazionali - afferma Gianluigi Toia, responsabile relazioni industriali del gruppo -. Solo attraverso l’attuazione di questo piano, Sanpellegrino possa cogliere un’importante opportunità di sviluppo per gli stabilimenti di Ruspino e di San Giorgio, dove verrà realizzata una nuova linea vetro, con evidenti ricadute positive a livello occupazionale in entrambi i territori».

Il timore di lavoratori e sindacati deriva però soprattutto dal fatto che molti investimenti siano legati alle linee per l’acqua aromatizzata destinata ai mercati esteri, su cui esiste più di una perplessità, oltre alla possibile perdita di peso specifico delle bibite «orobiche» a favore del sito di Padova, temendo a lungo andare anche cali di occupazione a Ruspino. Da qui lo sciopero di 8 ore proclamato oggi nel sito bergamasco. I sindacati riferiscono che l’azienda ha comunicato infatti un procedimento di Cassa integrazione per tutti i 448 dipendenti.

«Non trova soluzione il confronto con l’azienda che interessa il sito bergamasco dopo l’annuncio della volontà di completare entro l’anno 2021 il suo progetto di investimento che prevede però di cessare la produzione a Bergamo delle bibite in vetro e degli aperitivi fino ad ora prodotti», spiegano i sindacati che hanno chiesto all’azienda «di rivedere la decisione di spostare le linee e di sostenere tutti gli investimenti che mantengano la diversificazione delle produzioni».

«L’azienda prevede l’inserimento di una nuova linea per le lattine da inizio 2022, da affiancare a quella esistente e prevedere gli spazi per un ulteriore investimento dal 2024 di una nuova linea di PET - spiegano commentano Gianluigi Bramaschi di FAI-CISL, Valentino Rottigni di FLAI-CGIL e Rossella Valente di UILA-UIL di Bergamo -. Ma le produzioni interessate al possibile trasferimento, sono attività produttive storiche che hanno segnato la nascita e accompagnato nella storia lo sviluppo del sito bergamasco». «Riteniamo importante trovare gli spazi per mantenere aperto il confronto con l’azienda per individuare le possibili soluzioni capaci di assicurare le necessarie garanzie, sia produttive che occupazionali per il futuro dello stabilimento bergamasco, dell’indotto di settore e le ricadute sul tessuto economico, produttivo e occupazionale di tutta la valle», concludono i sindacalisti.

La cassa integrazione a cui Nestlè ricorrerà per rispondere all’impatto Covid coinvolge circa una ventina di lavoratori dello stabilimento Sanpellegrino di Ruspino (Bergamo), Lo si apprende dall’azienda che smentisce l’annuncio dei sindacati circa l’apertura di un procedimento di cassa integrazione per tutti i 448 dipendenti.

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