«Sognare, ma con realismo»
hi-Fun, ecco la storia di tre ragazzi

Appassionato, sincero e pure parecchio realista. Guido Falck racconta il suo progetto imprenditoriale che, insieme a Amerigo Olivetti e Adalberto Grossi, ha dato vita ad hi-Fun, società legata al mondo della tecnologia e telefonia.

Appassionato, sincero e pure parecchio realista. Guido Falck racconta il suo progetto imprenditoriale che, insieme a Amerigo Olivetti e Adalberto Grossi, ha dato vita ad hi-Fun, società legata al mondo della tecnologia e telefonia, lanciandosi con gadget per ascoltare e diffondere musica ma anche cavalcando l’onda del mondo Apple.

«Se fossimo partiti con questo progetto nel 2012 non saremmo a questo punto. Il 2008 è stato ancora un anno proficuo, di idee e investimenti. Il nostro successo? Siamo giovani, con delle idee e dei sogni. E sicuramente con una buona base di partenza» commenta Falck, 33 enne milanese.

Però diciamo anche che non si può nascondere dietro a un dito: il suo nome e la sua famiglia sono stati una garanzia.

«Per me, così come per i miei soci. Abbiamo avuto la fortuna di partire con una base economica, circa 500 mila euro. La mia parte me la diede mia madre (l’attrice Rosanna Schiaffino, ndr). Oltre alla possibilità – che oggigiorno è un lusso – di rischiare finanziariamente, avevamo anche tempo a disposizione».

E anche il tempo, con la possibilità di rischiare, per un giovane d’oggi è un lusso.

«Esatto, ci siamo detti: proviamo, diamoci un anno. Poi ci ritroviamo e facciamo in conti. Partendo da un cuscino».

E qui c’è l’idea.

«Che non deve mai mancare. Per noi è stato appunto un cuscino visto nel 2007 a Miami, di pessima realizzazione, ma molto interessante: diffondeva musica. Lo abbiamo comprato, studiato e ripensato: nel primo anno vendemmo 150 mila hi-Sleep in Italia».

Tutto questo se lo sposta nel 2013 come lo vedrebbe?

«Impossibile in questa fase devastante, e perdonatemi il realismo. Tra nuove e vecchie tasse, tra la sfiducia cronica e la totale mancanza in Italia di puntare sulle idee, la mia visione è buia, con il congelamento degli investimenti e il blocco dei consumi».

Però lei investe ancora in Italia.

«Lo faccio e mi danno del pazzo».

I vostri negozi Hi-fun sono in franchising, l’ultimo è appunto quello di Bergamo, in via Sant’Orsola.

«Sabato pomeriggio parteciperò all’inaugurazione. Bergamo per noi è una città strategia: è ricca, moderna e turistica. Ho degli ottimi ricordi del territorio bergamasco: ricco di attività, di voglia di fare. Mio padre aveva una base anche a Zogno: la chiuse che io avevo solo 13 anni».

E tornando alla ricetta imprenditoriale per ragazzi come lei?

«Partire dall’idea e crederci sempre come fosse il sogno da realizzare. Lavorare duro, instancabilmente, andando a toccare un settore strategico. La tecnologia, per esempio: da quel cuscino è nato un mondo. Ora hi-Fun Italia ha toccato i sei milioni, esportiamo in tutti i paesi e lavoriamo anche su altre società collegate, hi-Fun Germania, America e Hong Kong, oltre a VaVeliero e Out of Style, tutte specializzate nell’accessoristica tecnologica».

Di cosa va più fiero?

«Del nostro guanto-telefono, rivoluzionario, alla cover con batteria inserita, fino alla cornetta che si attacca allo smartphone, una protezione importante contro le radiazioni».

Tutto prodotto all’estero però.

«Inevitabilmente, da sempre purtroppo: da importatori abbiamo cavalcato la forza – all’estero - della nostra moneta. Ma siamo consapevoli che questo non fa bene al nostro Paese. Il mio sogno? Produrre in Italia. Ora però è fantascienza».

E quindi?

«Dobbiamo essere realisti, ribellandoci a un’Europa che ci sta indebolendo, dimostrando le nostre forze e peculiarità: dando fiducia alle idee, offrendo risorse. Siamo un Paese con una grande storia: negli anni ’79-’80 eravamo la quarta potenza d’Europa».

E bisogna continuare ad inventare.

«Sempre, e non solo: bisogna anche saper divertirsi, ma faticando tantissimo. Così c’è il gusto della sfida. E della soddisfazione».

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