Viaggio nei mestieri del tessile
La chimica per un’azienda più pulita

Continua il viaggio attraverso i mestieri del tessile. Settore storico, attraversato da una dura crisi che ha decimato posti di lavoro, ma ha mantenuto un suo peso significativo nella nostra industria. E a volte per le aziende del territorio trovare i profili professionali adeguati diventa un’impresa, così come le opportunità scolastiche in alcuni casi rischiano di restare sotto utilizzate.

Gli occhiali dalla montatura da gatta e gli anfibi, un pantalone ampio e lo zaino in spalla. Il taglio corto e sbarazzino, il sorriso luminoso. Marta Simonetti ha 28 anni e ha già l’esperienza di chi nel tessile sta mettendo le mani con entusiasmo. Da febbraio è responsabile Area ambiente e Chemical manager del Gruppo Albini, alle prese ogni giorno con il controllo e l’analisi dei prodotti chimici utilizzati, per una gestione mirata alla sostenibilità. Difficile spiegare il suo lavoro a chi non mastica di tessile ed ecologia, ma Marta ha le idee chiare e sa come semplificare i concetti legati a tabulati e monitoraggi su impianti, scarichi e rifiuti: «Il mio lavoro deve permettere di controllare che i sistemi messi in atto in azienda riducano il più possibile i consumi energetici e i prodotti chimici usati nel processo produttivo e salvaguardino le risorse naturali». Non solo: «Significa anche effettuare controlli sugli impianti, lavorando sulla consapevolezza di dipendenti, collaboratori e fornitori, affinché a tutti siano chiare le implicazioni ambientali del lavoro. Servono quindi conoscenze tecnico-scientifiche, competenze nella formazione del personale e su tutta la filiera».

Di Ponte Nossa, dopo il liceo scientifico a Clusone e la laurea in Biotecnologie a Pavia, con tanto di master in Progettazione e Sviluppo chimico sempre a Pavia, Marta Simonetti è approdata in un’azienda della Brianza dove ha lavorato in un laboratorio farmaceutico: «Dopo due anni qui, ho mandato il curriculum in Albini: sapevo che stavano cercando un responsabile ambientale». L’obiettivo era cambiare ramo e fare un’esperienza stimolante, partendo dal depuratore di Brebbia, uno dei siti Albini più delicati per l’impatto ambientale sul territorio. «Con le mie basi di chimica analitica, microbiologia e fisica, mi sono trovata a lavorare in un ambito, quello tessile, a me sconosciuto» spiega. Da qui la necessità di formazione che il Gruppo Albini ha permesso affidandosi al master dell’Università di Bergamo in «Tecnologie e processi della filiera tessile», che forma figure con competenze tecniche e gestionali per il settore.

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