Gli affari di Silvio
e l’elettore di destra

Da quando Berlusconi nel novembre 2011 ha dovuto lasciare il potere, la sua principale preoccupazione è stata quella di non essere tagliato fuori. Renzi o non Renzi, lui un piede al governo lo terrebbe sempre volentieri. Peccato che il suo partito è all’opposizione e quindi logica vuole che lavori per far cadere il centrosinistra.

I fittiani e i brunettiani hanno brigato sino a costringerlo a lasciare il patto del Nazareno. Lo scacco nell’elezione del nuovo presidente della Repubblica è la causa conclamata. Ora l’ex premier accusa Renzi di tradimento e questo rende ancora più oscuro quello che a tutti appare un patto fatto di detti e di non detti. Alle ultime elezioni in Germania il partito della signora Merkel non ha ottenuto la maggioranza necessaria per governare da solo. Si è messa con i socialdemocratici, per tre mesi ha discusso, alla fine ha trovato l’accordo e sottoscritto un contratto di programma. Basta cliccare sul sito del governo e si legge nero su bianco quello che è stato concordato e a quali condizioni le parti si sono obbligate davanti agli elettori. Nel caso del patto del Nazareno una forza di opposizione dà una mano al governo per sostenerlo nelle riforme costituzionali, ma nessuno sa su quali punti e con che vincoli. Risultato: alla prima delusione scatta l’accusa d’ infedeltà. Ma come si fa a decidere chi ha ragione se non c’è nulla che certifichi gli impegni assunti?

Nel mese di gennaio il senatore Massimo Mucchetti propone che l’Antitrust rilevi le eventuali situazioni di incompatibilità dei politici in tema di conflitti di interesse, per cui alla fine l’eletto decide o la cessione delle sue attività o il proseguimento del suo mandato parlamentare. L’attuale normativa infatti consente che il proprietario di un’ azienda possa svolgere attività politica se non ricopre incarichi operativi. La proposta è stata subito cassata non dall’opposizione ma dalla vicepresidente del Senato Valeria Fedeli, compagna di partito di Mucchetti.L’accusa rivolta dal senatore è di non voler danneggiare Berlusconi. Vero o non vero, è che la non chiarezza del patto del Nazareno porta a speculare e quindi a pensare male. È un dato di fatto che le televisioni di Berlusconi sono strettamente connesse con le concessioni pubbliche e quindi è fatale che avere il controllo diretto o indiretto dei meccanismi decisionali governativi è aspirazione massima.

Questa naturale propensione alla tutela dei propri interessi aziendali va però a collidere con le esigenze di un partito d’opposizione che ha la necessità di profilarsi come forza combattiva in alternativa alla sinistra. La baruffe che segnano la vita politica quotidiana di Forza Italia sono figlie di queste due diverse esigenze che Berlusconi fa fatica a tenere a bada.

La sentenza della Cassazione che lo assolve dalle imputazioni del caso Ruby e la probabile sentenza della Corte costituzionale sull’incostituzionalità della legge Severino che privò Berlusconi del suo seggio parlamentare danno all’uomo di Arcore l’opportunità di riprendere in mano il partito. Ma per quanto rinforzato nel suo ruolo politico, Berlusconi non potrà fare a meno di scendere a compromessi con chi con un atto di governo potrebbe danneggiare le sue aziende. Il conflitto di interessi non è stato risolto in tutti questi anni dalla sinistra per il semplice motivo che sarà la destra a doverlo certificare. Solo quando gli elettori di destra capiranno che non tutti gli affari del capo partito sono i loro, sarà possibile constatare quello che lo stesso Berlusconi con i suoi ringraziamenti pubblici ai giudici ha dovuto ammettere: in Italia le istituzioni sono lente, farraginose, a volte anche di parte, ma sono democratiche e di tutti.

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