Sblocco assunzioni
I Comuni respirano

Sotto il monte Resegone, raccontano, tempo fa poco ci mancò che un sindaco dovesse accompagnare il caro estinto al camposanto. Non per affetto, nemmeno per cortesia. L’operaio comunale se n’era (beato lui) andato in pensione e, si sa, nei paesi non si occupa soltanto di aiuole e buche. Di stradini e impiegati di anagrafe e ragioneria, anche nella Bergamasca si registra una forte sofferenza. Ora da Roma giunge la sospirata notizia: stop al blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione, dimenticatevi la serrata di Delrio.

I sindaci di mezza Lombardia, orobici compresi, tirano un sospiro di sollievo e c’è chi ha già tolto il bando dal cassetto e via di mobilità. Bonate Sotto l’ha fatto per un agente di polizia locale e una posizione all’ufficio tecnico, molti altri lo seguiranno a breve.

La svolta diramata lunedì sera dal dipartimento Funzione pubblica, in perfetto burocratese, cita Lombardia e Toscana, regioni nelle quali, «atteso l’esiguo numero di personale in soprannumero degli enti di area vasta da ricollocare, è possibile procedere al ripristino delle ordinarie facoltà di assunzione». Nero su bianco viene citata la procedura di mobilità e proprio su questo solco si stanno muovendo i più impazienti, ma tra le pieghe delle carte i segretari comunali stanno valutando in queste ore se le «ordinarie facoltà di assunzione» riservino altre possibilità. Proprio come lascia intuire l’assessore regionale alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione, Simona Bordonali, che nel comunicare la notizia per quanto riguarda la polizia locale, afferma: «Finalmente è possibile riattivare prioritariamente le procedure di mobilità, per poi procedere alle selezioni pubbliche per la ricerca di nuovo personale».

Una cosa è certa: ciò che si è perso non verrà integralmente recuperato. E qui sta l’ennesimo paradosso all’italiana. Tre giorni fa pubblicavamo la graduatoria della spesa media pro capite per il personale delle pubbliche amministrazioni , con la Bergamasca al quinto posto in Italia, tra i più risparmiosi. Spende poco, la nostra provincia, per far funzionare la macchina-Comune: 152,8 euro all’anno a testa. Non sprechiamo, siamo virtuosi, eppure proprio i virtuosi, ora che si sono sbloccate le assunzioni, saranno i più penalizzati. Un calcolo semplificato al massimo: per ogni dipendente andato in pensione o comunque uscito dall’amministrazione, la «capacità assunzionale» cala del 25%. Così, due uscite valgono un’entrata e mezza e se il Comune ha perso otto dipendenti – come nel caso di Gazzaniga, tra i più estremi –, può sperare in sei ingressi al massimo. Ma tant’è, per un municipio che in un anno vede calare chi ci lavora da 23 a 15 unità, tornare anche solo a quota 20 è un bel miglioramento. In qualità del lavoro e del servizio offerto, certo, anche se non sono pochi gli amministratori che, in questi periodi di magra, confessano di aver potuto contare su gente motivata e su gran lavoratori. Magari anche su consiglieri e assessori che, per studi o professione, compilano da sé i moduli senza gravare sugli uffici. Gente disposta anche ad arrotolarsi le maniche della camicia da lavoro per sistemare il muretto crollato per l’intensa pioggia. Sindaci che, con un vigile a scavalco su altri tre/quattro paesi, in servizio 12 misere ore la settimana da spartirsi, non dimenticano di dare un’occhiata sullo smartphone ai filmati della videosorveglianza, e magari proprio così chiudono il cerchio sui vandali del parco. L’hanno fatto senza guardare l’orologio e anche per questo ci ritroviamo al top in Italia, nel contenimento della spesa. Ma ora basta, please. Ridateci i vigili, gli operai, l’impiegato dell’anagrafe. Ce lo meritiamo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA