Sorpresa Caravaggio
Spallata alla Lega

È fenomeno Claudio Bolandrini. Sulla carta a Caravaggio la sfida era tra Davide e Golia. Invece il semisconosciuto (almeno politicamente)
prof di area Pd alla prima candidatura contro il veterano della Lega, Ettore Pirovano, espugna la roccaforte lumbard, con una rimonta (quasi) inaspettata. Partito con uno svantaggio di otto punti al primo turno, ieri al ballottaggio ha staccato di misura l’avversario, con un 11 per cento in più. E a pochi minuti dalla mezzanotte per il nuovo sindaco sono scattati i primi festeggiamenti.

Quella che a una prima analisi potrebbe essere liquidata come la vittoria del centrosinistra sul centrodestra è invece anche una nuova conferma della «fase costituente» inaugurata in Via Tasso con la presidenza di Matteo Rossi.

Il 5 giugno, infatti, Forza Italia ha corso da sola con Augusto Baruffi (sponsorizzato in primis dall’assessore regionale berluscones Alessandro Sorte), rompendo l’alleanza storica con il Carroccio e guadagnando un dignitoso 22% (triplicato rispetto alle peformance precedenti del Pdl). Nessun apparentamento ufficiale al secondo turno, ma gli ammiccamenti (definiti dagli interessanti «convergenze programmatiche», soprattutto sul no all’interporto) tra Bolandrini e le liste di Baruffi sono stati costanti in queste due settimane (e già prima), traducendosi poi in voti per il candidato che correva anche con il simbolo del Pd.

Sul lato lumbard, è finita sotto accusa la tattica di Pirovano, che, dopo il primo turno, anziché tendere la mano all’ex assessore leghista e ai suoi elettori ha tirato bordate contro tutti. Una mossa non apprezzata anche dal segretario provinciale della Lega Daniele Belotti che non ha nascosto il suo disappunto. Del resto tra Belotti e Pirovano (sin dall’ultimo congresso dov’erano su lati opposti) non c’è mai stato un gran feeling tant’è che la segreteria provinciale è stata una sostenitrice piuttosto tiepida della candidatura di Pirovano. Qualche malelingua si è spinta anche più in là, dicendo che dalle parti lumbard qualcuno si augurasse una sconfitta dell’ex presidente della Provincia. Ora vedremo come si tradurrà la novità Bolandrini e se Sorte manterrà fede alle premesse, visto che l’assessore regionale aveva assicurato che in caso di vittoria del centrosinistra non ci sarebbe stato nessun esponente della sua area in Giunta.

A Treviglio, invece, non ha funzionato il patto costituente replicato in salsa locale (ma qui gli endorsement erano stati molto più sfumati). E la continuità vince sul cambiamento. Dopo un primo testa a testa all’inizio dello spoglio delle schede elettorali, infatti, si è affermato il candidato del centrodestra (anche qui monco di Forza Italia) )Juri Imeri. Un profilo leghista più istituzionale che salviniano, tant’è che Imeri, nello scorso mandato finito anzitempo, è stato il braccio destro di Beppe Pezzoni. Le amministrative trevigliesi, che per certi versi sono state anche un referendum pro o contro Pezzoni, confermano l’appeal dell’ex sindaco, nonostante lo scandalo della falsa laurea. Sul fronte centrosinistra, Erik Molteni non è riuscito nel ribaltone. A pesare , anche le ataviche divisioni del centrosinistra trevigliese. Dietro una ricomposizione di facciata, infatti, le correnti interne sono sempre state agitate. E non si esclude, ora, una fase di resa dei conti nel Pd: Molteni, infatti, prima di autosospendersi per la candidatura, era segretario del partito locale. Questa tornata ha decretato l’ascesa dei cosiddetti «renziani» e il declino della vecchia guardia. Difficile che la vicenda interna al Pd si chiuda col ballottaggio di ieri.

© RIPRODUZIONE RISERVATA