Borgo Palazzo: la vita dietro le botteghe

Borgo Palazzo è più di un quartiere: è un tessuto di vite intrecciate da gesti e passioni condivise. Dietro le botteghe si coltiva il lavoro come vocazione. Dal “medico dei poveri” al noto presentatore, dalla madre esemplare all’artigiano “degli orologi”, oggi vi raccontiamo le figure che con il loro esempio hanno lasciato un’eredità profonda.

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Il progetto «Ogni vita un racconto» permette di ripercorrere la storia dei bergamaschi attraverso le necrologie pubblicate sul nostro giornale dagli anni Cinquanta ad oggi, approda in questa puntata in Borgo Palazzo, il quartiere «cerniera» tra il centro di Bergamo e la periferia che corre per oltre tre chilometri lungo l’omonima via e che accoglie il Cimitero Monumentale di Bergamo. Il borgo più popoloso della città con i suoi 9.942 residenti (Dati Bergamo InChiaro aggiornati al 31 dicembre 2024), è conosciuto anche come la «via delle botteghe», con tante storie di commercianti, artigiani e professionisti che hanno dato vita a una delle realtà più dinamiche della città già a partire da secolo scorso.

Tra le testimonianze più belle rientra la vita del «medico di condotta» Colombo Pesenti, scomparso il 14 novembre 1970 alla vigilia dei 90 anni. «In Borgo Palazzo – si legge sul quotidiano in un articolo del 15 novembre 1970 – moltissimi lo ricordano come il “medico dei poveri”. Prima ancora che medico era il confidente e l’amico de suoi ammalati; in qualsiasi momento del giorno e della notte era pronto ad accorrere alle chiamate. Non lasciava mai mancare una parola di speranza e di conforto ai pazienti e ai poveri e trovava il modo di dare loro, con assoluta discrezione, anche i soldi per l’acquisto dei medicinali».

Una cura umana che distinse anche l’operato di Rina Pedrini, consorte del senatore Cristoforo Pezzini che si spense a 82 anni il 15 agosto 1978. Madre esemplare dei quattro figli Beppe, Antonio, Ermanno e Giuliano, Rina rappresentò un sostegno fondamentale per il marito negli anni drammatici dell’avvento del fascismo: «Pezzini – riportarono le cronache del tempo – fu perseguitato, arrestato tre volte, processato e condannato dal Tribunale speciale e poi amnistiato. Rina seppe superare con fermezza d’animo le prove più dolorose, occupandosi con grande amore della famiglia pur con il pensiero del marito lontano e perseguitato e di tre figli partigiani».

In Borgo Palazzo rimase a lungo anche il ricordo di Davide Pirola, «modesto dipendente della Dalmine» scomparso a 59 anni l’8 febbraio 1980. Nato e vissuto in umili condizioni economiche, Pirola venne ricordato per la sua ricchezza interiore e per le sue sofferenze. «Nel 1940 – sottolinearono in un pezzo di ricordo – aveva partecipato giovanissimo al conflitto mondiale, contraendo anche una malattia che lo aveva portato in punto di morte. L’8 settembre 1943 da Pinerolo, dove prestava la sua opera come “guardia di frontiera”, era riuscito a raggiungere Bergamo, dopo due mesi e mezzo di cammino compiuto interamente a piedi».

Il 4 luglio 1984 provocò grande dolore in città e in Borgo Palazzo, dove risiedeva, anche la scomparsa, a soli 42 anni, di Mario Marcantelli, popolare presentatore e animatore bergamasco. Marcantelli esordì a 18 anni sul palcoscenico della Parrocchia delle Grazie e per più di dieci anni organizzò il concorso canoro per bimbi «La farfalla d’oro». «Il mondo dello spettacolo – scrisse al tempo Luciano Capoferri – era la sua grande passione e il contatto con il pubblico la sua gioia. Aveva collaborato agli spettacoli benefici promossi da «L’Eco di Bergamo» a favore dei terremotati del Friuli e della Valle del Belice. Inoltre era stato protagonista di programmi per le emittenti locali fin dal 1975, anno in cui nasceva la prima radio locale: Radio Bergamo. Su Bergamo TV presentò «A pensarci bene», quiz a premi con la partecipazione del pubblico».

E per concludere l’esempio di Giovanni Ernesto Salvi, un artigiano che fino alla sua fine ha onorato il suo amato lavoro. Per trent’anni, Giovanni, morto il 12 gennaio 1980 a 67 anni, si dedicò con grande passione all’arte dell’orologeria nel suo negozio di Borgo Palazzo. «Da buon artigiano bergamasco – si legge in un articolo a lui dedicato – riusciva a far “ricamminare” e a far battere nuovamente il tempo a tutti gli orologi, anche i più complessi, che passavano sotto le sue mani capaci. Per lui il sacrificio del lavoro non esisteva poiché trovava nella sua attività una vera realizzazione».

Sandro Caglioni: dopo la guerra aprì la fonderia di via Salvi

Un malore improvviso spezzò a soli 53 anni, nel luglio 1978, la vita di Sandro Caglioni, secondogenito di una numerosa famiglia ben nota in Borgo Palazzo e proprietario di una fonderia in via Luigi Salvi.

Interrotti gli studi superiori per dedicarsi all’attività di famiglia, dopo l’armistizio, Caglioni, nato il 24 agosto 1924, fu internato in campo di prigionia in Germania, dal quale fortunosamente evase rientrando il Italia prima del termine del conflitto. Oltre che per la sua realtà imprenditoriale, Caglioni si distinse «per la sua singolare bontà cui si aggiungeva una grande generosità celata sotto un atteggiamento schivo e riservato». Durante l’adolescenza, l’imprenditore, sposato con la prof.ssa Cristina Cominetti, frequentò l’oratorio di Sant’Anna, prima nei rami dell’Azione Cattolica e poi come presidente dell’associazione intitolata a Giovanni Martinelli.

Maria Tornay Fattori: la farmacista del borgo

Tra le prime donne laureate di Bergamo, «in tempi in cui ben poco si concedeva alla capacità della donna al di fuori del ristretto ambito familiare», la farmacista Maria Tornay Fattori, scomparsa a 94 anni il 30 aprile 1990, lasciò un segno indelebile. Sposata con Giuseppe Tornay, gestì insieme al marito, anch’egli farmacista, una nota farmacia in Borgo Palazzo, «considerata una vera istituzione per i bergamaschi». Nel 1954, Maria si ritirò dalla professione: per la sua carriera l’Ordine dei Farmacisti le conferì una medaglia d’oro. «Figura emblematica, Maria Fattori – si legge nelle cronache del tempo – apparteneva a quella forte generazione cui dobbiamo buona parte del progresso e del benessere attuale, ma anche la sopravvivenza di alcuni valori di vita: serietà, onestà, integrità morale senza i quali non esiste progresso ma fatale decadenza».

Giuseppe Signori: vigile urbano solerte e custode della primaria

Dopo una vita vissuta tutta in Borgo Palazzo, il 5 maggio 1986 si spense a 70 anni Giuseppe Signori, vigile urbano per quindici anni e custode della prima primaria Locatelli fino al raggiungimento della pensione. Ricordato come un uomo affabile, in gioventù Giuseppe, classe 1915, si distinse come un buon ginnasta nella squadra di atletica dell’oratorio. «Sempre desideroso di rendersi utile alla comunità – ricordarono al tempo sul nostro giornale –, aveva partecipato quale socio del Gruppo Alpino “La Stella Alpina” alla costruzione del rifugio a Foppolo e, dopo il pensionamento, aveva voluto essere ancora vicino ai bambini, che tanto amava, prestando servizio volontario di vigile al passaggio semaforico di via Camozzi». La scomparsa repentina del 70enne provocò un grande dolore negli abitanti del borgo.

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