Quotidiano Energia - Cade il divieto di installare già dall’anno prossimo in Germania nuovi sistemi di riscaldamento a combustibili fossili, proposto ad aprile dal vice-cancelliere e ministro dell’Economia e del Clima, il verde Robert Habeck. L’opposizione dei liberali della Fdp, nonché di una larga fetta dell’industria e della stessa Camera regionale Bundesrat, ha portato infatti a un compromesso nella coalizione “semaforo” per la modifica del controverso “Building Energy Act”.
In base all’accordo tra Fdp, Verdi e i socialdemocratici della Spd, resta il divieto di installare caldaie a combustibili fossili dal 1° gennaio 2024, ma viene ora limitato agli edifici di nuova costruzione.
Negli edifici esistenti, invece, potranno continuare ad essere installati nuovi impianti di riscaldamento alimentati da fossili, fino a quando il Comune in questione non avrà realizzato una rete di teleriscaldamento “climate-neutral”.
Viene inoltre rinviato l’obbligo per i Comuni di presentare piani per la trasformazione alle rinnovabili o all’idrogeno delle reti di Tlr.
Il vice-cancelliere Habeck ha sostenuto che “il nucleo del Building Energy Act è stato preservato” ed espresso soddisfazione per il rispetto dei tempi, che prevedono l’adozione della legge prima della pausa estiva.
Commenti positivi sono arrivati dall’associazione tedesca dell’energia e dell’acqua, Bdew, secondo cui l’accordo “rende il Building Energy Act molto più praticabile”, poiché “il periodo di transizione più flessibile, a seconda dell’esistenza di un piano di riscaldamento comunale, dà agli operatori il tempo di pianificare la necessaria trasformazione delle loro reti”.
Bdew giudica inoltre “positivo che il Governo non escluda sin dall’inizio alcuna tecnologia”.
All’indomani dell’accordo sul Building Energy Act, Habeck ha presentato la bozza della strategia climatica al 2030, di cui la legge sugli edifici è parte integrante.
Attesa alla fine del 2022, la strategia è stata rinviata anche in questo caso per profondi dissidi tra i partiti di Governo, ma la bozza preparata dal ministero dell’Economia e del Clima dovrebbe adesso soddisfare le richieste di Spd e Fdp, che dovranno comunque approvarla.
La strategia si è resa necessaria per colmare il gap tra la situazione attuale e l’obiettivo di riduzione delle emissioni fissato da Berlino: 65% al 2030 rispetto al 1990 e neutralità climatica al 2045. Lo stesso documento avverte però che, anche se pienamente attuata, la strategia non permetterà di raggiungere il target, con un gap a fine decennio di circa 200 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, in gran parte nei trasporti. Saranno quindi necessari “ulteriori sforzi”.
In base alla strategia, nel caso in cui le emissioni superino per due anni consecutivi il limite previsto, il Governo adotterà nuove misure.
Nel dettaglio, la Germania punta a portare la quota delle Fer nella generazione all’80% entro il 2030, con obiettivi di 215 GW per il fotovoltaico e di 115 GW per l’eolico in terraferma e 30 GW per quello offshore. A questo scopo saranno accelerati gli iter autorizzativi e ammorbidite le norme per la protezione della fauna, con il 2% del territorio tedesco destinato all’eolico onshore.
Entro il 2030 saranno chiuse le centrali a carbone nell’area mineraria renana.
Nell’edilizia, il 50% del riscaldamento dovrà essere prodotto a fine decennio con sistemi climate-neutral, mentre la decarbonizzazione dell’industria sarà stimolata con nuovi fondi (soprattutto per gli energivori), Carbon Contracts for Difference (CCfD), Ccs/Ccu, Ipcei per l’idrogeno e le batterie e sostegni per arrivare a 10 GW di elettrolizzatori al 2030.
Per i trasporti, infine, la strategia tedesca sposta l’imposizione fiscale sulle emissioni (anche i pedaggi autostradali per i mezzi pesanti si baseranno sulla CO2). Sono inoltre previsti un nuovo piano generale per lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica, un’ulteriore spinta alla mobilità ferroviaria ed elettrica e un piano d’azione per i carburanti alternativi, in particolare gli e-fuel.
© RIPRODUZIONE RISERVATA