945 milioni per 2 gol

di Giorgio Gandola

Novecentoquarantacinque milioni in tre anni è il valore delle partite di calcio acquistate da Sky e da Mediaset, che le trasmetteranno rispettivamente sul satellite e sul digitale terrestre. Quasi

Novecentoquarantacinque milioni in tre anni è il valore delle partite di calcio acquistate da Sky e da Mediaset, che le trasmetteranno rispettivamente sul satellite e sul digitale terrestre.

Quasi un miliardo per avere cibo sportivo che possa sfamare la voglia di pallone dei tifosi da tinello, visto che quelli da stadio sono sempre meno e sempre meno entusiasti di confrontarsi ogni domenica con gli agguati ultrà e le conseguenti cariche delle forze dell’ordine in assetto antisommossa. Quasi un miliardo, un numero che ben rappresenta un business pazzesco per televisioni, società di calcio e calciatori. E che negli ultimi venti giorni si è tradotto in una disfatta sportiva per la nostra nazionale di calcio in Brasile.

Non c’è rapporto fra quei 945 milioni e i due gol in tre partite segnati dai nostri eroi, capaci di illudere il Paese davanti all’Inghilterra senza difesa, ma poi presi a schiaffi dal Costarica (che non è il Brasile) e presi a morsi dall’Uruguay (che non è la Germania). Una figuraccia storica che ha avuto l’epilogo più imprevedibile: il silenzio dell’assenza. Per la prima volta i tifosi hanno voltato le spalle alla nazionale, l’hanno lasciata atterrare alla Malpensa senza insulti e senza pomodori, hanno lasciato che la polizia organizzasse un cordone sanitario degno dell’arrivo di Obama e poi non si sono presentati.

Avevamo tutti altro da fare, l’Italia non aveva tempo da perdere neppure per un rimbrotto. Un comportamento adulto e civile di un popolo che percepisce l’esistenza di altri orizzonti e altri problemi, che vanno al di là di una partita di calcio. Tutto perfetto. Ma allora quei 945 milioni che senso hanno?

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