Atomi a Milano

«Sapessi com’è strano/ vincere le elezioni tre mesi prima,/ a Milano». Parafrasando l’immortale canzone di Testa e Remigi, Giuseppe Sala potrebbe addormentarsi serenamente in attesa di diventare sindaco. Mister Expo ha superato lo scoglio delle primarie del centrosinistra con il 42% di consensi approfittando dello storico difetto della casa: le scissioni.

A sinistra piace troppo dividersi su tutto, scindersi all’infinito sino a creare particelle gassose. Così Balzani e Majorino (che insieme avrebbero raggiunto la comoda maggioranza del 57%) raccolgono i cocci della sconfitta davanti a un candidato più renziano che gauchiste, capace di rappresentare la borghesia produttiva e i cittadini inquieti che vorrebbero essere rassicurati su legge, ordine e pulizia.

Così Milano, nel giorno delle primarie, diventa un laboratorio politico parecchio interessante, dove un candidato naturalmente di destra (fu city manager di Letizia Moratti e piace parecchio ai poteri forti) viene nominato campione del centrosinistra di governo. Accade esattamente ciò che avvenne tre anni fa a livello nazionale quando un Parlamento incapace di uscire dal pantano politico si affidò a Matteo Renzi, appartenente alla corrente «sinistra per caso» o sinistra nazarena.

Ora la palla passa al centrodestra, e non sarà facile giocarla. O scende in campo un nome forte (l’unico è Salvini, ma teme le scottature), oppure c’è il rischio di dover allestire una campagna elettorale sapendo di perderla in santa pace. A meno di un colpo di scena atomico: che la sinistra orfana di sconfitte sempre uguali presenti un secondo candidato.

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