Banche e cerini

di Giorgio Gandola

«Con la presente la informiamo che la nostra banca, a seguito delle novità introdotte dal decreto legge n. 11 in attuazione della direttiva dell’Unione Europea, intende avvalersi della facoltà di modifica unilaterale del contratto». Il preambolo è tecnico, l’effetto è dolorosamente finanziario,

«Con la presente la informiamo che la nostra banca, a seguito delle novità introdotte dal decreto legge n. 11 in attuazione della direttiva dell’Unione Europea, intende avvalersi della facoltà di modifica unilaterale del contratto».

Il preambolo è tecnico, l’effetto è come al solito dolorosamente finanziario: la richiesta di trenta euro in più sul costo annuo della carta di credito. Così ci ritroviamo ancora una volta con il cerino in mano. I governi tassano le banche e le banche fanno pagare il conto ai correntisti. Bruxelles decide di rivedere gli accordi con gli istituti di credito e gli istituti di credito rivedono gli accordi con i loro clienti, ovviamente a condizioni di peggior favore. Non è propriamente una collaborazione e non è propriamente il miglior modo di far ripartire l’economia.

Poiché abbiamo saputo che gli 80 euro al mese in busta paga ad alcuni milioni di italiani verranno finanziati dall’aumento dei contributi richiesti alle banche per l’operazione Bankitalia,cominciamo a preoccuparci: vuoi vedere che il governo dà i soldi ai cittadini e le banche li riprendono? Non ci sarebbe di che stupirsi, è accaduto altre volte.

La proposta di modifica del contratto arrivata a casa due settimane fa sarà operativa da fine giugno . Il linguaggio della banca è burocratico e preciso, non lascia trasparire ansia, anche perché la decisione è unilaterale. L’unico modo per rendere pan per focaccia è quello adottato dal cliente: rescindere il contratto e cambiare banca. Fino a quando, anche da quest’ultima, non arriverà una lettera simile.

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