Grandinano tasse

di Giorgio Gandola

Se la crisi dura di più in Italia che nel resto d’Europa dovremmo anche sentirci in colpa? Questa è la sensazione indotta da servizi televisivi e autorevoli commenti che stigmatizzano come nel nostro Paese i consumi non ripartano e i cittadini non collaborino.

Se la crisi dura di più in Italia che nel resto d’Europa dovremmo anche sentirci in colpa? Questa è la sensazione indotta da servizi televisivi e autorevoli commenti che stigmatizzano come nel nostro Paese i consumi non ripartano e i cittadini non collaborino.

Agli statisti di Ferragosto vorremmo rispondere con tre semplici dati: abbiamo il costo dei mutui più alto d’Europa, le tasse sulla casa più complicate ed esose del mondo e la tassazione generale più pesante del continente (in un anno si lavora sette mesi per lo Stato e cinque per la famiglia). Non vi basta? Andiamo a specificare. Una ricerca di Confartigianato dimostra ciò che si intuiva da tempo: in maggio il tasso medio di interesse per l’acquisto di un’abitazione era al 3,07%, vale a dire 36 punti base sopra la media europea, nello stesso periodo al 2,71%.

E meno male che l’attenzione alle giovani coppie sarebbe tornata d’attualità. Sempre mantenendo la casa come stella polare, la stessa ricerca sottolinea che le tasse sulla proprietà e sui servizi sono aumentate del 107% in due anni. Nel periodo più nero della crisi i contribuenti italiani si sono visti spremere come olive mature. E dire che il passaggio fra Ici, Imu e Tasi secondo la nostra classe politica avrebbe dovuto essere indolore. Ci preme qui ricordare i responsabili dello scempio: Mario Monti con i moltiplicatori Imu, Enrico Letta con le imposte accessorie, Silvio Berlusconi con i veti incrociati che hanno impedito di mantenere la vecchia tassazione Ici (molto più leggera) e un po’ anche Matteo Renzi che non spazza via tutto questo, ma preferisce farsi estenuare da senatori incollati alla poltrona. In senso buono, naturalmente.

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