Il carbone di Grillo

di Giorgio Gandola
«Il nucleare è una risorsa imprescindibile, il ritorno al carbone è auspicabile per il futuro dell’umanità». Un simile programma energetico potrebbe trovare diritto di cittadinanza in un partito molto conservatore.

«Il nucleare è una risorsa imprescindibile, il ritorno al carbone è auspicabile per il futuro dell’umanità, le perforazioni alla ricerca di gas vanno finanziate massicciamente, gli incentivi per le energie rinnovabili sono inutili e il riscaldamento globale è una chiacchiera da radical chic annoiati». Un simile programma energetico potrebbe trovare diritto di cittadinanza in un partito molto conservatore, molto scettico rispetto alle nuove frontiere dell’energia, soprattutto molto maldisposto nei confronti dell’ecosostenibilità in generale. Insomma di un partito vecchio. Qui non vogliamo giudicare la bontà o meno dei contenuti (ci vorrebbe un’edizione straordinaria), ma segnalare che si tratta della politica energetica dell’Ukip, il partito di Nigel Farage che in Europa condivide la casa contestataria con Beppe Grillo.

Nel Movimento 5 Stelle il tema dell’ambientalismo è particolarmente sentito e più volte gli aderenti si sono schierati in modo compatto contro le iniziative degli ultimi governi (appiattiti secondo loro sulle posizioni delle grandi aziende dell’energia), quindi ci troviamo di fronte a una potentissima contraddizione. Se un’alleanza viene stretta seguendo le affinità, siamo messi male. Dobbiamo dedurre che Grillo e Farage camminino uniti pur senza avere niente in comune, solo per fare volume e per contrapporsi a prescindere. Questa si chiama politica speculativa e di solito viene praticata da quelle coalizioni che proprio Grillo vorrebbe spazzare via per mancanza di visione e di spinta ideale. Poiché contano i risultati, o vince digerendo il nucleare di Farage oppure - è il caso di dirlo - tutti in miniera.

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