Invadete il teatro

Giorgio Gandola

Vogliamo vedere il sindaco», scandivano davanti al portone i dissidenti dell’Ucraina libera (o meglio l’Ucraina russa) nella città di Kharkiv - un milione e 700 mila abitanti - qualche giorno fa.

Vogliamo vedere il sindaco», scandivano davanti al portone i dissidenti dell’Ucraina libera (o meglio l’Ucraina russa) nella città di Kharkiv - un milione e 700 mila abitanti - qualche giorno fa. Il blitz era riuscito e i secessionisti erano riusciti a prendere il palazzo.

Ma il sindaco non si sarebbe mai fatto trovare, almeno lì. Perché quello che il popolo in armi aveva occupato non era il municipio bensì il teatro comunale. E i passanti che osservavano la scena sembravano più incuriositi che preoccupati: che ci fanno tutti quei manifestanti davanti al teatro deserto? Avrà cantato così male il tenore ieri sera?

Quella che potrebbe sembrare una sciocchezza è in realtà un evento decisivo nel capire ciò che accade in fondo alla steppa. Chi ha scambiato il teatro per il municipio non era certamente cittadino di Kharkiv (inimmaginabile che un bergamasco confonda il Donizetti con Palafrizzoni e un milanese la Scala con palazzo Marino, pur dirimpetto), quindi molto probabile che la sommossa fosse orchestrata e concretizzata da truppe speciali di Putin infiltratesi in Ucraina arrivando da reparti in Siberia o nel grande Nord e per la prima volta in città.

Un grande pasticcio che ha avuto il pregio di smascherare quello che appare sempre più chiaro: la disgregazione dell’Ucraina è tutt’altro che spontanea e i metodi del Kgb di oggi sembrano molto più grotteschi di quelli adottati dal Kgb quando lo comandava Putin. Detto questo, l’Europa continua a sonnecchiare. Un giorno ci sveglieremo senza gas e allora, non potendoci preparare il caffè, strilleremo tutti.

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