Onorevoli in bermuda

di Giorgio Gandola

Nei corridoi di Montecitorio si comincia a sentir parlare di pausa, anzi si comincia ad avvertire un’ aria pregna di salsedine. Aula semivuota, parlamentari con sindrome da weekend lungo, voglia di rinviare i temi scottanti.

Nei corridoi di Montecitorio si comincia a sentir parlare di pausa, anzi si comincia ad avvertire un’ aria pregna di salsedine. Aula semivuota, parlamentari con sindrome da weekend lungo, voglia di rinviare i temi scottanti (Carceri, Pubblica amministrazione, Competitività) perché fa già tanto caldo.

Così la politica si sfilaccia, i senatori più anziani mettono un tenero fazzoletto fra il collo e il colletto della camicia per respingere il sudore e la sera il ponentino fiacca persino le rottamazioni. In questo contesto messicano si leva imperioso e opportuno l’urlo di Renzi: «Causa decreti urgenti in scadenza, il Parlamento rimarrà aperto tutta l’estate».

Il premier ha colto al volo il segnale di un agosto parsimonioso degli italiani: poche ferie per i cittadini, poche ferie per i politici. Il gesto è mediaticamente vincente, certe estati da basilischi della Prima Repubblica (dal 20 luglio al 15 settembre) ormai se le può scordare anche la corrente demitiana.

Ma siamo sicuri che Renzi riesca a tenere i parlamentari legati alle poltrone di Camera e Senato? Per ora il calendario vacanze è al minimo storico: dall’8 al 25 agosto, con la richiesta alla presidente della Camera, Boldrini, di tenere aperto il «leggificio» ufficiale anche la settimana di Ferragosto, magari per un paio di giorni.

La sollecitazione per ora trova silenziose rimostranze: i burocrati si preparano alla fuga venerdì primo agosto, gli stessi onorevoli del Pd provano a replicare che «i voli sono stati già prenotati», «il traghetto non aspetta l’ultimo emendamento». Così Renzi va verso la battaglia del solleone al buio. Meglio non accendere la luce, c’è il rischio zanzare e quello, più doloroso, di ritrovarsi soli.

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