Orwell a Bruxelles

Giorgio Gandola

È consolante scoprire in un weekend di luglio che non siamo soli nell’universo (a barare). In Europa, oltre a Francia, Italia, Spagna e Portogallo, c’è un altro Paese inadempiente rispetto ai trattati

È consolante scoprire in un weekend di luglio che non siamo soli nell’universo (a barare). In Europa, oltre a Francia, Italia, Spagna e Portogallo, c’è un altro Paese inadempiente rispetto ai trattati per avere sforato i parametri comunitari: la Germania.

Già, la sentinella del continente ha le mani nella marmellata e nessuno sembra intenzionato a farglielo notare. Siamo tutti così impegnati (in termini di collettività) a rimanere dentro la soglia del famigerato 3% del patto di stabilità da non avere tempo per accorgerci che i tedeschi sforano da cinque anni il tetto del surplus commerciale e oggi sono oltre il 6%.

Significa che non rispettano il rapporto fra esportazioni e importazioni preteso per gli altri partner, che esportano a tutta birra e importano molto meno, andando oltre i parametri condivisi e con vantaggi enormi. Per dire, gli altri Paesi non in regola sono tutti rientrati in questi anni.

Al di là del fatto specifico, a costringerci ad alzare la voce è la conseguenza politica di un atteggiamento del tutto disinteressato rispetto alle regole quando le regole stesse diventano restrittive per (diciamolo pure) farsi i propri comodi. È singolare scoprire improvvisamente come la Germania sia capace di diventare a comando un Paese mediorientale.

È sempre la solita storia e, pur esecrando la sciatteria di chi non è capace di far notare ai tedeschi questa inadempienza, non ci resta che dar ragione a Orwell quando scriveva nella Fattoria degli animali: «La legge è uguale per tutti, ma per qualcuno è più uguale che per altri».

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