Quanto è contorta la legge

di Andrea Valesini

Semplificazione legislativa è un concetto alla moda. Compare nei dibattiti televisivi quando a tema ci sono le riforme necessarie a far crescere il Paese o nei programmi dei candidati al Parlamento.

Semplificazione legislativa è un concetto alla moda. Compare nei dibattiti televisivi quando a tema ci sono le riforme necessarie a far crescere il Paese o nei programmi dei candidati al Parlamento. Siamo nell’era di Twitter, la gabbia di 140 caratteri per dialogare col mondo. Ma a conti fatti la semplificazione resta appunto un concetto alla moda. Lo certifica l’Osservatorio sulla legislazione della Camera nell’ultimo rapporto. Lo scorso anno il Parlamento ha varato 101 provvedimenti, contro i 437 del 1962. Bene, siamo sulla strada giustizia. Ma purtroppo non è così.

Le norme approvate nel 2012 infatti contengono ben 2,6 milioni di caratteri: quanto due Promessi sposi e una Divina Commedia, come ha calcolato «Il Sole 24 Ore». A fronte degli «appena» 2 milioni di caratteri delle leggi varate nel 1962, quando si toccò il record. Un incremento del 31% che non depone a favore del mito della semplificazione e non tiene il passo di questi tempi di parole stringate. Cinquant’anni fa le leggi spesse - tra i 20 mila e i 100 mila caratteri - erano appena il 6%. Il 42% invece non arrivava ai 1.500 caratteri: oggi siamo solo all’11%. Il record di crescita nella passata legislatura - rileva il giornale di Confindustria -è del decreto legge sullo sviluppo economico: è stato licenziato dal Parlamento con 718 commi, contro i 491in ingresso. Così leggere le norme - e rispettarle - è diventato un percorso a ostacoli. Il comune cittadino che non ha dimestichezza con gli atti legislativi non può che affidarsi agli esperti. Sarà anche per questo, oltre che per il tasso di litigiosità crescente, che l’Italia ha un altro record. Ci sono infatti più avvocati nella sola Roma (7 mila) che in tutta la Francia.

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