Silenzio, parla Obama

Mentre Renzi proseguiva per i palazzi della City londinese il tour internazionale della questua di fra Galdino inaugurato da Letta, Berlino riceveva con tutti gli onori il numero uno della Cina.

Mentre Renzi proseguiva per i palazzi della City londinese il tour internazionale della questua di fra Galdino inaugurato da Letta, Berlino riceveva con tutti gli onori il numero uno della Cina. Il molto onorevole Xi Jinping, che nella sua 24 ore portava nuovi accordi economici, nuovi corridoi per il transito di investimenti e intese di cooperazione bancaria.

In pratica Pechino sceglie Berlino come porta d’Europa. L’Italia ha invece ricevuto in pompa magna il presidente Usa Obama che, tra un incontro con il Papa e le foto ricordo con Renzi & co, recava la pratica dei Ttip, gli accordi di libero scambio tra Usa e Ue. Che stando al depliant americano saranno una vera manna per l’economia e per il pil, peccato non dica di quale Paese. Sì perché da quello che si intuisce il pacchetto prevede delle corsie accelerate per beni e aziende in modo da scavalcare farraginosi standard europei a tutela di consumatori e ambiente.

Considerato l’appetito e la forza dei colossi Usa c’è poco da sperare nell’impatto del «libero scambio» sull’anemico sistema Italia. La mimica della conferenza stampa congiunta Obama-Renzi era poi molto esplicita sulla nostra capacità di negoziare. Mentre mr president parlava, Renzi faceva sì con la testa. Certo, occorre capire l’emozione del momento, ma l’effetto d’insieme era: silenzio, parla Obama... e l’Italia annuisce. Compreremo anche stavolta i biscottini del Mulino della Casa Bianca? E quanto ci costeranno? Non sarebbe male se qualche europarlamentare ci mettesse la testa, oltre che la solita faccia.

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