I due anni del governo
e le prossime trappole

Nel tagliare il traguardo dei due anni di governo, sul percorso di Renzi ci sono diverse trappole insidiose prima di arrivare, in autunno, al referendum sulle riforme costituzionali dove il premier e leader del Pd, per sua stessa ammissione, si gioca tutto.

Già in primavera il test delle amministrative in diverse grandi città dirà della tenuta del Pd, tutt’altro che scontata. Il faro è puntato sul laboratorio Milano, ma non sarà una passeggiata benché la candidatura di Giuseppe Sala, commissario Expo, sia forte: l’uscita del sindaco Pisapia a favore della sua vice, Francesca Balzani, è un fattore di disturbo per la strategia di Palazzo Chigi perché sta dentro la logica di ricostituire una sponda con la vecchia «ditta» di Bersani, un’area che resta inquieta.

A questi appuntamenti, all’indomani del piccolo rimpasto, il premier arriva giocando la doppia partita Italia-Europa e rinsaldando la maggioranza secondo lo schema di accontentare un po’ tutti, da destra a manca: Alfano, i dem non strettamente renziani, l’elettorato moderato e di sinistra. La messa a punto del governo non è una grande cosa, ma non è irrilevante per capire lo schema che ha in testa il capo del governo.

Un format che ha fatto parlare di trasformismo e di «alleanza dei volonterosi», ovvero di un partitone pigliatutto che può contare sulla stampella dei transfughi berlusconiani di Verdini e, quando capita (unioni civili), sui grillini. Per quanto la composizione della squadra riguardi il ceto politico, alcuni provvedimenti del governo (Jobs act delle partite Iva e lotta alla povertà già inserita nella manovra finanziaria) intendono parlare ad un elettorato allargato e lo si è già visto con l’aumento della soglia del contante e con l’abolizione della tassa sulla casa: da un lato il serbatoio moderato in via di distacco da Berlusconi e dall’altro l’universo pluralista dei cattolici, alle prese ora con le discusse unioni civili e soprattutto con la contestata norma sull’adozione del figlio del partner omosessuale.

In questo quadro da cucina politica, un po’ compensativo e un po’ risarcitorio, ci sono alcune variabili estremamente sensibili. La prima, alla luce anche del Family day di ieri, riguarda l’impatto della legislazione delle coppie gay sul Pd e sul rapporto, che rischia di essere compromesso, con il mondo cattolico: il bonus al partito di Alfano può essere letto come una blindatura dei centristi che, ipotizzando il referendum abrogativo, spostano in un futuro abbastanza lontano il problema senza compromettere l’alleanza di governo. Un provvedimento, quello delle unioni civili, nato con una forzatura ideologica perché sarebbe stato opportuno un relatore del provvedimento capace di fare sintesi delle varie posizioni e soprattutto sarebbe stato necessario distinguere sul piano normativo le unioni in senso proprio dalle adozioni. Viceversa s’è creato un brutto pasticcio su una materia molto delicata.

La seconda variabile riguarda il crollo dei mercati e va osservato anche nel contenzioso Renzi-Merkel, che per ora è stato tamponato come da galateo ma senza risolvere i problemi aperti, e nella questione bancaria. Il governo in economia non ha avversari, data la pochezza in materia di Lega e 5 Stelle, ma ha un temibile avversario: il Pil, specie se cresce in misura inferiore alle attese.

Il crollo dei mercati ha tante cause internazionali, tuttavia è avvenuto in coincidenza con la querelle fra Italia e Germania, che chiama in causa due soci fondatori dell’Europa e che investe direttamente il patto fondativo fra il nostro Paese e Bruxelles. Il governo italiano ha fatto la sua parte, cioè i compiti a casa, e le carte sono quasi tutte in regola: gli spazi di una rivendicazione ci sono, ma entro certi limiti.

La domanda, però, è quale sia lo sbocco di uno scontro senza precedenti, se Renzi sia in grado di sostenerlo nella solitudine bruxellese e, soprattutto, cosa ci guadagni il Paese. Proprio l’ottovolante delle Borse conferma che abbiamo bisogno del sostegno delle istituzioni europee, specie se a guidare la speculazione finanziaria è il sospetto dell’inaffidabilità del Sistema Italia, che puntualmente ritorna nei passaggi più tormentati.

In questi due anni abbiamo visto l’arrembante Renzi, il ciclone, l’animale politico che gioca su tanti tavoli, il riformista determinato e pure il Gianburrasca disinvolto che punta sull’azzardo. Aspettiamo ancora di incontrare un leader maturo

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