Bonaventura super con il Crotone
«La mia miglior gara a Bergamo»

Piccoli campioni crescono. E incantano. «Sì, in casa con questa maglia non avevo mai giocato così bene» ammette Giacomo Bonaventura, 21 anni, il nuovo che avanza, trascina e lascia a bocca aperta.

Piccoli campioni crescono. E incantano. «Sì, in casa con questa maglia non avevo mai giocato così bene» ammette Giacomo Bonaventura, 21 anni, il nuovo che avanza, trascina e lascia a bocca aperta. Come quando al 14' slalomeggia con un gioco di prestigio tra i birilli Migliore e Galardo e impegna Concetti, come l'elastico che disorienta Napoli al 38' e frutta angolo e tanti applausi.

Roba che non sfigura accanto alle prodezze di Ibra-cadabra o del Ronaldinho che fu, numeri che incantano e che valgono il prezzo del biglietto e un pomeriggio bagnato. Numeri che non vengono per caso ma che il talento marchigiano spiega con disarmante semplicità.

«Quando posso cerco di saltare l'uomo e per farlo devi fare qualcosa per spiazzare l'avversario. Per certi gesti guardo i grandi campioni che sono bravi a giocare nel mio ruolo, nessuno in particolare, ma osservo e cerco di migliorarmi sempre».

Non solo magie, anche personalità e presenza nel match che si sentono e si traducono nel numero delle giocate e dei palloni toccati. Altra risposta disarmante: «Per me fare il compitino non è una buona cosa, divento un giocatore normale. Per questo cerco di prendermi anche delle responsabilità e di fare qualcosa di importante per la squadra. Poi non sempre ci riesco, ma ci provo. Questa è stata la mia miglior partita con l'Atalanta, in casa una partita così non l'avevo mai fatta. A Padova l'anno scorso invece avevo già fatto partite così, anche in momenti importanti come i playout».

Il bello di Jack è che a 21 anni non ha paura, gioca, diverte e si diverte. Senza mai cadere nell'arroganza o nella presunzione. Lo si capisce quando gli si chiede se con il Livorno conta di giocare. «Io ci spero, ma ci sta anche che non giochi, in fondo rientrano tanti giocatori importanti».

Piccoli campioni crescono, dicevamo. Perché con il Crotone non si sono visti solo ghirigori per palati fini, ma anche ripieghi e recuperi da mediano. «Favini in Primavera me lo diceva sempre, non si gioca solo quando hai il pallone nei piedi. Credo di essere migliorato, i suoi consigli mi sono serviti. Credo che sarà stato contento anche lui».

Poi la posizione in campo. Esterno o trequartista. «Sabato ho trovato parecchi spazi, cercavo di giocare tra le linee, ma conta anche l'avversario. Crotone e Modena per esempio me l'hanno permesso. La posizione poi non conta, in ogni caso devo cercare di fare delle giocate importanti per la squadra. Sento la fiducia del mister e dei compagni, lo vedo che in campo mi cercano. E i complimenti dopo la partita del Tir mi hanno fatto piacere. All'inizio dopo le prime partite ero un po' nervoso perché non riuscivo a ripagare la fiducia, ma giocando le cose sono andate meglio».

Resta un cruccio nel suo sabato magico. «Su quella palla di Ferreira Pinto avrei dovuto fare gol, devo imparare a essere più incisivo in quelle occasioni. Comunque l'importante è essere utile poi i gol arriveranno, sono contento per me ma soprattutto per la prova di tutta la squadra che ha reagito molto bene al ko di Empoli».

L'idea ora è restare vicini alla vetta. «Novara e Siena corrono, da qui a Natale dobbiamo cercare di restare attaccati e se possibile superarli». Mentre la pazza idea, nemmeno troppo pazza, che frulla in testa ai tifosi è di vedere insieme Doni e Jack. «Ci sono pochi giocatori della sua classe, non penso di essere il vice-Doni perché lui è inarrivabile. Io cerco di migliorare e rubargli qualcosa in ogni allenamento. Io e lui insieme? A chi non piacerebbe giocare con lui, ma ci sono degli equilibri, decide Colantuono. Di sicuro per lui farei volentieri una corsa in più».
Guido Maconi

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