Mister Fortunato non parla
Lascia la ribalta ai giocatori

«Stavolta si è deciso insieme all'allenatore di lasciar parlare, nel dopopartita, soltanto i giocatori che sono stati i principali artefici di questo risultato positivo contro l'Ascoli. È giusto che si prendano i loro meriti».

«Stavolta si è deciso insieme all'allenatore di lasciar parlare, nel dopopartita, soltanto i giocatori che sono stati i principali artefici di questo risultato positivo contro l'Ascoli. È giusto che si prendano i loro meriti. E speriamo che questi tre punti possano finalmente costituire la svolta del nostro campionato».

A parlare così, in sala stampa, durante l'usuale rito delle interviste post-partita, è il direttore generale dell'AlbinoLeffe, Matteo Togni. Poche frasi, ma inequivocabili. Le luci della ribalta stavolta sono esclusivamente per capitan Previtali e soci. Non si presenta Fortunato per analizzare il match. E niente dirigenti.

Spazio solo agli atleti, quindi. A chi ha rincorso un pallone per 90'. A chi ha sudato, preso botte e incrociato i garretti con gli avversari. Spazio, infine, a chi è stato direttamente contestato, come appunto è successo nei primi minuti del match, quando i calciatori blucelesti sono stati invitati dalla tifoseria seriana, senza troppi giri di parole, a mettere in campo i cosiddetti.

Come leggere una decisione del genere? Potrebbe essere interpretata come una dichiarazione di fiducia da parte della società e dell'allenatore nelle potenzialità della rosa a disposizione: crediamo nel vostro impegno, la salvezza è alla vostra portata, non c'è niente di impossibile. La permanenza nella categoria potete conquistarvela giocando con maggiore convinzione.

Ecco, questi potrebbero essere gli intenti della scelta di Fortunato, Valoti e Togni di lasciare il proprio posto in sala stampa ai calciatori. Adesso prendetevi i meriti di questa vittoria: se prima avete pensato che volessimo scaricare su di voi la responsabilità delle sconfitte, vi siete sbagliati. Siamo uniti nella buona come nella cattiva sorte.

Insomma, le interviste post-partita come una sorta di training autogeno perché i giocatori riacquistino un'autostima che, dopo sette sconfitte in otto partite, rischiava di cadere pericolosamente in basso. Ancora più giù della posizione in classifica. Non è una mossa nuova. Ne era maestro il... maestro di Fortunato: Emiliano Mondonico.

Massimo Tengattini

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