Favini: «Con il lavoro di Cesare
presto più vicini alla Spagna»

«Mi spiace proprio non averla giocata questa finale. Ma devo dire che questa Spagna, che ho visto per la prima volta allo stadio, mi ha impressionato come poche altre squadre. Quando gioca così è inarrivabile. Anche se grazie al lavoro di Cesare sono convinto che l'avvicineremo...».

«Mi spiace proprio non averla giocata questa finale. Ma devo dire che questa Spagna, che ho visto per la prima volta allo stadio, mi ha impressionato come poche altre squadre. Quando gioca così è inarrivabile. Anche se grazie al lavoro di Cesare sono convinto che l'avvicineremo...».

Mino Favini ha le idee chiare, nonostante le poche ore di sonno del lunedì mattina. Perché il rientro da Kiev è stato faticoso quasi quanto la partita. L'Airbus 330 dell'Alitalia con a bordo gli ospiti della Nazionale, 250 persone in tutto, doveva atterrare alla Malpensa alle 2,05, invece Mino Favini è sceso dall'aereo alle 5,30. Quando è entrato in casa già era l'alba. Colpa del gran numero di aerei partiti da Kiev subito dopo la finale.

«È stata comunque una grande esperienza, mi spiace non aver dato una mano a Cesare, anche solo con la presenza. Ma il suo Europeo è positivo, gliel'ho detto a Niccolò e Carolina, i suoi figli, che erano seduti in tribuna vicino a me: dite a papà di restare sereno, il suo contributo alla crescita della Nazionale è stato enorme e questa è la strada giusta. Poi li ho abbracciati, domani (oggi per chi legge, ndr) lo chiamo e ne parleremo, faremo una bella chiacchierata di calcio. Ho rimandato di un giorno perché doveva andare dal presidente della Repubblica. Prima viene Napolitano...».

E Favini difende Prandelli.

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