Sciarpa interista, aggredito in curva
Un atalantino: «Mai più allo stadio»

«Undici novembre 2012: gran galà allo stadio Comunale di Bergamo, l'Atalanta esce a testa alta contro la corazzata Inter... 4 amici escono a testa bassa in sordina perdendosi tra le vie. Eh sì che almeno uno dei 4 dovrebbe essere entusiasta».

«Undici novembre 2012: gran galà allo stadio Comunale di Bergamo, l'Atalanta esce a testa alta contro la corazzata Inter... 4 amici escono a testa bassa in sordina perdendosi tra le vie. Eh sì che almeno uno dei 4 dovrebbe essere entusiasta: atalantino, in mezzo a tre amici interisti, dopo 2 anni che non va allo stadio, cosa chiedere di più?»

«Forse non era di suo gradimento l'abbondanza di allegre famigliole in curva sud, che portano teneramente i propri figli a vedere imprecare i padri contro chiunque? O semplicemente i cori pittoreschi delle tifoserie che ogni 10-20 insulti incitano la propria squadra come si conviene? Probabilmente l'essere accolti sotto le gradinate da un'aggressione bella e buona!».

«Passo indietro. Calca all'ingresso, i 4 amici inevitabilmente si dividono. Precontrollo, carta d'identità+biglietto in vista, stuart attentissimi. Tornelli, uno alla volta, biglietto alla mano, qualche spintone, niente di che. Controllo finale, perquisizione, domanda fatidica «fumi?», risposta ovvia («no»), allora ok, entra pure. Punto di raccolta, e via per gli spalti della curva sud».

«Primo errore (si fa per dire): ci sono 4 amici, 1 atalantino con sciarpa, 2 interisti senza segni di riconoscimento, uno con mezzo centimetro di sciarpa blu-gialla «forza I...». Secondo errore: 5 delinquenti armati di vista infrarossi che scrutano gli ignari entranti allo stadio a 20 metri da un gruppetto di carabinieri tatticamente voltati di spalle. Terzo errore: esitazione fatidica durante la decisione "dove andiamo?"».

«Risultato: l'ignaro mezzo centimetro di tessuto blu-giallo che improvvisamente viene investito e trascinato via dagli altri 3 amici all'urlo "che c... ci fai qui con quella sciarpa?". Spintoni, calci, urla, qualcuno che dice "che succede, smettete" e dall'altra parte "c... vuoi, siamo in 5, fuori dalle palle". Quindici secondi di follia, un "fermi, ve la do la sciarpa", un "bastardo, toglitela", qualche ammaccatura... finito».

«Restano solo alcune domande: se era un bambino ad avere quella sciarpa? Se non la mollava in quei 15 secondi? Se qualcuno dei 3 amici giustamente fosse intervenuto in tempo in difesa dell'altro? Era scritto da qualche parte che non erano ammessi allo stadio gli interisti bergamaschi?».

«La notte è buia, il ritorno a casa è dei più penosi. Resta il rimorso per non aver difeso un amico da 5 delinquenti, per paura di non poter tornare a casa dal proprio figlio di 10 mesi. Che bello che è, lì nel suo lettino, con quella maglia nerazzurra donatagli alla nascita. Parola mia: non la vedrà mai più, come non vedrà mai uno stadio, teatro di violenza».

«P.S.: Forza Atalanta, solo un'ultima volta».

Michele

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