A Calcio erano pronte le teste di cuoio
Nella casa trovato un piccolo arsenale

A Calcio erano pronti a intervenire, con un blitz mirato, anche gli incursori del Gis: si tratta del Gruppo di intervento speciale dei carabinieri, le teste di cuoio dell’Arma.

Militari specializzati per l’appunto in incursioni in situazioni come quella dell’altra sera, con un’intera famiglia asserragliata nella propria cascina al confine con Pumenengo.

Casa all’interno della quale i carabinieri hanno trovato un piccolo arsenale: nell’ordine, oltre al fucile che spara pallini calibro 8 con il quale il ventiquattrenne Massimo Filisetti l’altra sera ha ferito alla testa il maresciallo Massimiliano Dima, c’erano due carabine, una doppietta calibro 12, e altri due fucili, uno dei quali automatico. Oltre a svariate cartucce.

Armi tutte detenute regolarmente, ma che i carabinieri di Treviglio e Bergamo hanno provveduto a sequestrare al termine degli accertamenti all’interno della cascina Basse Oglio.

Titolare del porto d’armi era il padre di Massimo, Daniele Filisetti, operaio di 56 anni: tutta una serie di episodi avvenuti nelle ultime settimane avevano però spinto i carabinieri a chiedere e ottenere dalla questura la revoca del porto d’armi.

Il figlio e la moglie, Ester Terzi, 49 anni e ora ai domiciliari con il marito, si erano infatti resi responsabili di alcuni «strani» episodi.

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