«Cementati 1,3 milioni di metri quadrati». Legambiente dice stop

Ambientalisti contro il consumo di suolo. Nella Bergamasca nuovi grandi interventi in arrivo. «Un “miracolo economico” senza coordinamento».

Cartelli, video e slogan per dire stop al cemento. In vista della Giornata Mondiale del suolo, istituita nel 2014 dalla Fao con l’obiettivo di promuovere la salvaguardia di questa risorsa vitale nello sviluppo e nel mantenimento della vita sul nostro pianeta, che si celebra oggi Legambiente Lombardia ieri ha inscenato un flashmob a Cortenuova, in un fazzoletto di terra ad uso agricolo circondato dai colossi di cemento e asfalto della logistica.

«L’iniziativa (a cui hanno partecipato una trentina di persone, tra cui una delegazione dell’assemblea regionale dei circoli, che si è poi svolta nel pomeriggio a Bergamo, ndr) – spiega Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – è stata ideata per richiamare l’attenzione sull’eccessivo consumo di suolo e il proliferare di capannoni dedicati alla logistica, che minacciano e frammentano gli ecosistemi. In questo modo vogliamo denunciare come il “miracolo economico” costituito dalla grande espansione della logistica industriale si stia consumando in una assenza di coordinamento tra i diversi livelli di governo territoriale. A farne le spese è proprio il suolo, cementificato per trasformazioni che spesso assumono dimensioni extra-large, con piastre di cemento e asfalto sviluppate su superfici di decine di ettari, imprimendo duri colpi al paesaggio e all’economia agricola».

Secondo i dati del DAStU (Politecnico di Milano), in Lombardia esistono 3.393 aree dismesse che occupano una superficie di 4.984 ettari (49.840.000 di metri quadri) in 650 Comuni. Si tratta di un valore pari a 10 volte la superficie degli insediamenti logistici realizzati nell’ultimo decennio (circa 5 milioni di metri quadri coperti). «Eppure a fronte di un’immensa disponibilità di aree dismesse, si costruisce su terreni agricoli».

Le metrature

Nella sola Bergamasca, ad oggi, il totale di suolo cementificato per le realizzazioni di logistiche è pari a 1.327.000 metri quadri, ma, secondo quando dichiarato da Legambiente ieri, nel futuro, tramite i progetti che sono già stati approvati, il dato dovrebbe salire a circa 2.800.000 metri quadri, di cui 1 milione e 600mila metri quadri riguardano la sola area tra Cividate, Cortenuova, Calcio e Covo, dato che la rende la zona più consistente della provincia, motivo per cui Legambiente ha realizzato qui il flashmob (mentre la restante parte riguarda le aree di Treviglio, Caravaggio, l’Isola).

«In provincia di Bergamo – continua – si è già anche realizzata l’autostrada per la logistica: la BreBeMi, tre corsie vuote pronte per accogliere i flussi di camion che partiranno da quello che si prefigura come un vero e proprio distretto della logistica, già nato tra Cortenuova, dove MD ha localizzato i suoi magazzini e dove potrebbe sorgere un imponente interporto, Covo, con l’insediamento Italtrans, Cividate, dove c’è Amazon, Calcio dove, oltre ai due grossi insediamenti logistici già realizzati, è in programma un terzo contro il quale pende un ricorso di Legambiente, e Palosco dove recentemente è stato annunciato l’atterraggio di un nuovo, enorme polo logistico». «Un’alluvione di cemento», la definisce Legambiente, che «lascerà in eredità gravi e irrimediabili danni» e che consuma suolo.

I piccoli comuni

«Il depotenziamento delle Province, ha lasciato i Comuni soli a confrontarsi con i colossi dell’immobiliare logistico e con le loro committenze multinazionali, di fatto disarmando il territorio – dichiara Meggetto –. I piccoli Comuni sono quelli più facili da ingolosire, e allo stesso tempo quelli meno attrezzati a richiedere adeguate contropartite e compensazioni. Mancano leggi che arginino la discrezionalità con cui i Comuni svendono il loro territorio, ma mancano anche meccanismi e investimenti pubblici volti a rendere agevole e accessibile il riuso dei siti dismessi, per favorirne il rientro nell’economia. La Regione, poi, realizzando nuove autostrade, ha le sue colpe».

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