Test sierologici dei Comuni, arriva lo stop
Tamponi? Pochi, Bergamo è solo sesta

La Regione avrebbe dovuto approvare una circolare coi protocolli necessari in vista di nuove campagne di monitoraggio: ma finora non c’è.

TEST SIEROLOGICI. Lo stop alla fuga in avanti dei sindaci bergamaschi arriva al termine di una lunga mediazione tra Ats e il Consiglio di rappresentanza dei primi cittadini. Il tema, nemmeno a dirlo, sono i test sierologici. Tutti sono in attesa di direttive da parte di Regione Lombardia, che avrebbe dovuto approvare una circolare con i protocolli necessari in vista di nuove campagne di monitoraggio. E invece fino a sabato 9 maggio non è arrivato nulla.

Il risultato è che molti Comuni, stanchi di attendere, hanno deciso di muoversi in autonomia. C’è chi è andato alla ricerca di sponsor per testare tutta la popolazione, chi ha firmato convenzioni con strutture private, addirittura chi ha già stilato un calendario. Tutti forti della necessità di sapere se e come il coronavirus è entrato nelle loro comunità. Tutti ora chiamati a fare un (mezzo) passo indietro.

È scritto nero su bianco nella nota firmata dal direttore generale di Ats Bergamo Massimo Giupponi e dal presidente del Consiglio di rappresentanza dei sindaci Marcella Messina: «Alcuni Comuni si sono attivati promuovendo alcuni primi progetti o anticipando la disponibilità a integrare la campagna dei test sierologici alla popolazione, progetti oggi ancora in stand by e destinati a crescere di numero, considerato che il Consiglio di rappresentanza si è fatto portavoce di istanze di tutto il territorio in tal senso. Con senso di responsabilità si è però ritenuto di attendere le annunciate indicazioni di Regione Lombardia che dovrebbero definire meglio protocolli, linee guida, step e passaggi superando i dubbi e le variabili che non permettono oggi di dare indicazioni chiare».

L’obiettivo è studiare un programma provinciale per evitare il proliferare delle singole iniziative, pur legittime in assenza di alternative regionali. Il prossimo incontro si terrà martedì 12 maggio. La speranza è che nel frattempo arrivino novità dal Pirellone. «La volontà comune - continua la nota di Ats e Consiglio dei sindaci -, supportata soprattutto dal lavoro di coordinamento dei presidenti dei distretti e dei presidenti degli ambiti distrettuali, è infatti quella di proporre un’azione coordinata a livello provinciale legittimata da Ats, in modo da poter garantire un intervento e un’offerta condivisi e omogenei ai cittadini, individuando priorità e procedure valide su tutto il territorio. Ogni azione attivata prematuramente rischierebbe quindi oggi di vanificare gli sforzi e le risorse. L’indicazione condivisa oggi è quindi quella di rimanere fermi in attesa di Regione Lombardia, ed è stato fissato un prossimo step di confronto per martedì 12 maggio». Uno degli obiettivi, già sul tavolo, sarà individuare alcune precise categorie che avranno un accesso prioritario ai test. Su tutti, operatori sanitari e socio sanitari del territorio oltre ai dipendenti comunali.

TAMPONI. Che la provincia di Bergamo fosse in difficoltà con i tamponi è chiaro da tempo. Lo testimoniano le storie di tanti cittadini che, pur con sintomi evidenti, non sono riusciti ad accertare la positività al Covid-19.

Durante l’apice dell’emergenza Regione Lombardia ha deciso di monitorare solo le persone ricoverate in ospedale. E così migliaia di contagiosi sono scomparsi dai radar, liberi di uscire di casa per fare la spesa o di tornare al lavoro nei posti di «pubblica utilità». Ora anche i dati dimostrano che la provincia di Bergamo, nonostante sia stata travolta dall’ondata del virus, ha eseguito molti meno tamponi rispetto ad altre province lombarde.

I numeri sono scritti nero su bianco nell’ultimo report studiato dalla task force regionale datato 8 maggio 2020. La tabelle, contenute nel documento riservato che L’Eco è riuscito a visionare, raccontano a che punto è l’epidemia e soprattutto le diverse strategie adottate. Uno dei dati più importanti è legato all’andamento dei tamponi dall’ultima settimana di febbraio ad oggi.

La curva cresce ovunque, anche in provincia di Bergamo. Ma il tasso di tamponi ogni mille abitanti, cioè la capacità reale di rispondere alle richieste del territorio, è molto diversa. Bergamo è solo a metà classifica con 33,3 tamponi ogni mille abitanti. Sesta, dietro a Cremona (73,7 tamponi ogni mille abitanti), Lodi (65,44), Brescia (42,3), Pavia (36,5), Mantova (34). Fanno peggio Sondrio (25,7 tamponi ogni mille abitanti), Lecco (27,1), Milano (24,5), Como (23,5), Monza e Brianza (21,7) e ultima Varese con 18,6.

A preoccupare è soprattutto confronto con la provincia di Brescia, dove il virus ha colpito in modo simile anche se con un impatto inferiore, soprattutto se si osservano i dati dei decessi. Anche a livello assoluto le due province sono molto distanti: in totale la provincia di Brescia ha eseguito 53 mila e 627 tamponi, la Bergamasca si è fermata a 37.205. Quindicimila tamponi in meno. L’apice è stato toccato nella settimana a cavallo tra aprile e maggio, quando si è arrivati a 5.620 tamponi, mentre già dai sette giorni precedenti Brescia era riuscita a superare quota ottomila.

Interessanti anche i dati divisi per strutture sanitarie. All’ospedale Papa Giovanni XXIII sono stati processati in totale 24.315 tamponi di cui 8.919 positivi e 15.395 negativi. L’Asst Bergamo Ovest, che comprende l’ospedale di Treviglio, è riuscita ad analizzare 3.076 tamponi. L’Asst Bergamo Est invece 3.276. Tutti risultati molto distanti dagli Spedali civili di Brescia, da dove sono passati 32.850 tamponi, pari al 7% di tutte le analisi fatte nell’intera regione.

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