Assegno unico, da metà mese via ai bonifici. «Ma tanti sono in ritardo con la domanda»

Nella Bergamasca spetta a 245mila famiglie. L’Inps nazionale: il 50% non ha ancora presentato richiesta. I Caf: «I lavoratori troveranno la busta paga di marzo senza detrazioni e più leggera. Ad aprile sarà boom di istanze».

I primi bonifici dovrebbero arrivare tra una decina di giorni, nella seconda metà del mese . Il condizionale è d’obbligo perché le domande presentate all’Inps per l’assegno unico familiare in erogazione da metà marzo, risultano ancora tutte in «fase istruttoria», vale a dire né approvate né respinte. Si lavora, ma c’è da avviare una macchina complessa e ci vuole tempo. Hanno diritto all’assegno tutti i nuclei familiari con figli minorenni (fino a 21 anni se a carico), vale a dire circa 245mila solo in provincia di Bergamo. Ma l’impressione, stando ai dati nazionali diffusi nei giorni scorsi dall’Inps (gli unici attualmente disponibili) è che circa la metà degli aventi diritto non l’abbiano ancora chiesto .

La situazione nei Caf

Una sensazione condivisa a livello locale da Caf e patronati, che pure nei primi due mesi del 2022 sono stati presi d’assalto, con un i ncremento del 60% delle richieste di Isee rispetto agli anni scorsi . Un surplus di lavoro tutto sommato tiepido, però, rispetto alle attese. Vero è che oltre il 75% delle domande, secondo una stima dell’Inps, sono state presentate in maniera autonoma dagli italiani sulla piattaforma dell’Istituto ; tuttavia il dato che preoccupa gli sportelli bergamaschi dei sindacati è quello relativo al 50% degli aventi diritto che ad oggi non hanno ancora fatto richiesta dell’assegno.

Il 50% degli aventi diritto in Bergamasca non hanno ancora fatto richiesta dell’assegno

« Ci aspettiamo un aumento delle domande a partire da aprile – dice Candida Sonzogni, segretaria Cisl Bergamo –. La sensazione è che ci sia ancora tanto da fare, perché molte persone non si sono ancora attivate; forse perché non hanno capito che l’Isee non è obbligatorio, almeno nella prima fase di presentazione della domanda, oppure perché in realtà c’è ancora tempo per presentarla. I lavoratori dipendenti si accorgeranno però dell’ammanco dei soldi già con lo stipendio di marzo, e allora prevediamo che correranno a fare richiesta dell’assegno».

Buste paga più «leggere»

Con l’entrata in vigore della nuova misura, da questo mese infatti non ci saranno più in busta paga né assegni familiari, né detrazioni per i figli minori o a carico. Chi non l’ha ancora fatto, può presentare domanda fino al 30 giugno per avere diritto agli arretrati a partire da marzo . Il valore dell’assegno unico varia a seconda dell’Isee: per circa la metà delle famiglie italiane (con Isee fino a 15mila euro) è pari a 175 euro mensili per il primo e secondo figlio e 260 dal terzo in poi. Sono previste maggiorazioni per ciascun figlio minorenne con disabilità, per le madri di età inferiore a 21 anni e per i nuclei familiari con quattro o più figli.

Chi non l’ha ancora fatto, può presentare domanda fino al 30 giugno per avere diritto agli arretrati a partire da marzo

Ad oggi sono 19mila le domande Isee presentate agli uffici della Cisl (nel 2021 erano 11.700), 7mila quelle per l’assegno unico; circa 11mila i modelli Isee al patronato delle Acli: «Abbiamo fatto in due mesi l’80% dell’attività che generalmente facevamo durante tutto l’anno – dice il direttore Andrea Perico –. In questa fase stanno arrivando i primi ritardatari che, in assenza dell’Isee, presentano lo stesso la richiesta per ricevere almeno l’importo minimo previsto (che varia a seconda delle caratteristiche del nucleo familiare, ndr), salvo poi riservarsi di aggiornare la domanda con il documento mancante. È vero però che la percentuale complessiva di coloro che hanno già fatto richiesta è abbastanza limitata rispetto alle previsioni ».

Al patronato Inca della Cgil le domande di assegno unico gestite nei primi mesi dell’anno sono 6.500; l’attività non si è fermata con la fine di febbraio e anzi, sta procedendo a buon ritmo anche in questi giorni: «Il flusso è continuo – spiega il direttore Emanuele Comi – con una media di 600-700 domande alla settimana: anche noi però siamo convinti che il vero boom ci sarà quando i lavoratori riceveranno le buste paga di marzo . A quel punto sarà più problematico gestire le richieste perché i Caf saranno concentrati sulla campagna 730. Le tempistiche sono strette e lo saranno ancora di più l’anno prossimo, quando si dovrà presentare la domanda da zero. A quel punto, tutta la platea che quest’anno si sta diluendo in 4-5 mesi, l’anno prossimo, per mantenere la continuità del pagamento, si concentrerà tra gennaio e febbraio. Detto questo, la normativa presenta una serie di vuoti e di incongruenze che rendono complicato l’invio delle domande da parte dei cittadini soprattutto in presenza di situazioni familiari particolari . Mi riferisco ai lavoratori italiani e stranieri con familiari all’estero, oppure ai genitori separati o divorziati. Tra l’altro, la procedura non ci permettere di gestire una domanda presentata in precedenza da un’altra persona; e questo va senz’altro a scapito dei cittadini».

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