Brunetta e il centrodestra all’attacco
Calderoli: lieve malore, ma sta bene

L’ex ministro e il centrodestra compatto in piazza Matteotti per la manifestazione contro il governo Renzi.

«Diciamo no a questa ’”schiforma” perché non si cambia la Costituzione con un colpo di mano di una finta maggioranza». Lo ha detto Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, a margine della manifestazione organizzata in piazza Matteotti a Bergamo dal centrodestra unito e dal comitato per il no, contro la riforma Renzi-Boschi. In piazza Matteotti, di fronte al Comune di bergamo, il centrodestra si prepara ad accogliere Renato Brunetta e Giovanni Toti. Sventolano le bandiere di Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’ Italia.

«Questa è la riforma di una minoranza che, grazie alla sovra rappresentazione parlamentare fornita da una legge elettorale dichiarata (anche per questo motivo) illegittima dalla Corte costituzionale, è divenuta maggioranza solo sulla carta» ha aggiunto Brunetta. In piazza presenti gli stati maggiori bergamaschi dei tre partiti, compreso il senatore Roberto Calderoli braccato dai giornalisti alla ricerca di dichiarazioni contro il premier Matteo Renzi.

Durante il suo intervento Roberto Calderoli ha accusato un lieve malore sul palco e ha dovuto fermarsi per i primi soccorsi. Probabile che il caldo abbia inciso in modo determinante. Dopo essere stato soccorso per il mancamento e portato dietro il palco, è stato visitato da personale del 118 e portato per un controllo in ospedale. Secondo i primi accertamenti potrebbe essersi tratto di un forte calo di pressione. In serata Calderoli è rientrato a casa, ha tranquillizato tutti su Facebook e domenica si augura di poter tenere un comizio a Narzole (Cuneo).

A tutti i militanti è stata distribuita una bandiera, che dovranno sventolare all arrivo degli ospiti di giornata. Anche l’occhio vuole la sua parte, soprattutto per non sfigurare dopo il comizio di Renzi al Teatro Sociale.

«Una simile maggioranza non può spingersi fino a cambiare, con un violento colpo di mano, i connotati della Costituzione», ha sottolineato Brunetta. «Il metodo utilizzato nel processo di riforma, è stato il peggior modo di riscrivere la Carta di tutti: molteplici forzature di prassi e regolamenti, hanno determinato nelle aule di Camera e Senato spaccature insanabili tra le forze politiche, giungendo al voto finale con una maggioranza racimolata e occasionale. Quello stesso Parlamento la cui composizione è deformata e alterata da un premio di maggioranza illegittimo ha infatti portato avanti la riforma, su richiesta dell’esecutivo, utilizzando gli strumenti parlamentari acceleratori più estremi, delineando un vero e proprio sopruso nei confronti delle garanzie e delle prerogative riconosciute all’opposizione», ha sottolineato l’ex ministro di Forza Italia conversando con i giornalisti prima di salire sul palco a chiudere la manifestazione.

Brunetta non si è risparmiato, davanti a poco meno di 4-500 militanti del centrodestra: «Secondo Renzi io sarei un premio Nobel mancato? Lo ringrazio per questo che è un complimento, rispetto a lui che non ha mai lavorato in tutta la sua vita. Si è fatto assumere dal padre per avere i contributi pagati il giorno prima di entrare in politica. Presto sarà disoccupato, e al massimo lo prenderò come assistente parlamentare perché, dai, è comunque uno sveglio. Però è un esempio del peggior politicante».

Poi il caso Boschi: «Preferisco Casa Pound a casa Boschi». Lo ha ripetuto più volte, tra le ovazioni dei presenti: «Il governo Renzi è travolto da mille scandali ed è tenuto a galla dai poteri forti e dai giornali che non parlano dei suoi flop. Tranquillizzava Letta e tre giorni dopo lo ha fatto fuori. Renzi ha vinto le primarie taroccate: in Italia il potere di governare è in mano a uno che l’ha conquistato in modo illegittimo. Non fa le riforme per il Paese ma per il suo regime personale, benché sia ormai una macchietta internazionale. Sta occupando il nostro Paese mettendo suoi uomini in tutti i posti, pubblici o privati, uomini come De Benedetti o Marchionne che nemmeno pagano le tasse in Italia».

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