Caso delle patenti facili, il testimone:
«L’esaminatore disse: dammi 250 euro»

«Un giorno, dopo aver respinto diversi candidati che non dovevano essere respinti, Vitti mi dice: “Ma tu non hai ancora capito niente (eufemismo): se vuoi essere tranquillo mi devi dare 250 euro per la sessione mattutina e 150 per quella pomeridiana”».

Della (presunta) richiesta «indecente» formulatagli dal funzionario-esaminatore della Motorizzazione di Bergamo Richard Paul Vitti, M. F., titolare dell’autoscuola «Fratelli Flaccadori» e presidente di un consorzio di 29 autoscuole in Bergamasca, aveva già raccontato nella denuncia presentata alla Polizia Stradale il 18 luglio 2016. Da quella denuncia era partito il filone d’inchiesta sulle cosiddette patenti facili che aveva visto indagate 12 persone tra esaminatori e titolari di autoscuole.

Giovedì mattina, davanti al collegio presieduto da Bianca Maria Bianchi, M. F. ha raccontato della «proposta» in aula come testimone del pm Fabrizio Gaverini. Vitti, difeso dall’avvocato Claudio Cenacchi di Bologna, è a processo per concussione, corruzione, truffa e falso, per aver chiesto «bili» (è il termine usato nelle intercettazioni, si tratta di soldi secondo l’accusa), e un vasto campionario di regalie (pranzi, cambio gomme, lavaggio auto) per evitare di accanirsi sui candidati nelle sessioni di esame, trasformate in forche caudine. L’imputato si professa innocente.

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