Da Cividini a Trussardi, ma non solo
Bergamo sfila alla Settimana della Moda

La moda sostiene i diritti umani. In passerella, sabato pomeriggio a Milano, Cividini ha portato il movimento #tiedtogether, che ha debuttato nella moda newyorkese. Ad aprire la sfilata una modella con la bandana bianca, scelta come rappresentazione dell’unità delle persone senza distinzione di razza, sesso o religione.

Un bianco che faceva da contrasto al tanto colore degli abiti borghesi dell’epoca de «Il Dottor Zivago», la pellicola presa come fonte d’ispirazione della nuova collezione della maison di Gorle, mentre dalla scarsa cromaticità degli abiti popolari deriva l’abbinamento spesso ruvido di grigi e neri.

Il film di David Lean ha segnato un’epoca: il ricordo di quelle immagini che illustrarono in modo così preciso l’estetica della borghesia russa e nel contempo del popolo durante la rivoluzione, hanno influenzato la ricerca estetica della nuova collezione di Cividini. Ci sono i tessuti morbidi e lussuosi, velluti stampati, lane morbide e sete: sono la trasposizione in chiave moderna del segno distintivo della borghesia mentre i panni, le flanelle ed i velluti in tinta unita, retaggio delle classi lavoratrici, influenzano la scelta dei tessuti più basici.

Trussardi ha invece sfilato ieri e ha riportato in auge il tailleur in tutta la sua eleganza. Ecco allora il completo morbido come un pigiama, il modello in pelle vintage con collo di maglia, la variante da sera in velluto effetto ciniglia.

Su tutto, i «patch» che sono un po’ la tendenza del momento, ma presi dall’archivio della maison, estrapolati dai foulard e cuciti come toppe su pull, stivali, cappotti-vestaglia in crosta con collo in cervo. Il foulard torna nelle camicie e negli abiti lunghi, portati con dolcevita e calzine a coste color carne e stivaletti di pitone, sotto a giubbotti in suede con collo sciallato in maglia.

Lucio Vanotti, in passerella venerdì, continua invece il discorso iniziato con la collezione maschile presentata a Pitti Uomo. Lo stilista, originario di Berbenno, insegue un’idea di rilassatezza da camera, annullando la distanza tra la strada e il divano. I cappotti avvolgono le silhouette femminili come vestaglie o accappatoi, i blazer hanno il tocco delle coperte. Soffici i materiali, con cui lo stilista lavora per realizzare tutta una serie di drappeggi: lane, cotoni camiceria, viscosa, seta, reti effetto nudo, in una palette di colori che include solo bianco, beige, rosa, grigio e nero, per un mercato internazionale.

Venerdì è stata la giornata milanese anche per Francesca Bellavita che ha presentato la sua seconda collezione di scarpe «Princess Goth», ispirata alle eroine dei manga giapponesi. Scarpe dove risalta l’abbinamento dei materiali, come quello della lussuosa pelle di serpente con il pvc, la vernice con il camoscio, la lycra con la nappa. Attiva anche la app «Francesca Bellavita» per scoprire la sua collezione e acquistare direttamente on line.

Daniela Gregis, giovedì 23 febbraio nel suo abituale spazio per la Settimana della Moda milanese, si è racconta nell’oratorio della Passione di Sant’Ambrogio, e lo ha fatto con caldi maglioni fatti a mano, ampi pantaloni, gonnelloni. I toni grigi dell’autunno e dell’inverno sono accesi dai gialli e rossi, con accessori sgargiantissimi tra zeppe e alti cappelli simili a gomitoli costruiti all’uncinetto. «Giocare, lavorare, aiutare» scrive la stilista, come in una filastrocca, come una storia che è anche vita dove gli abiti si fanno poetici, dove i tessuti sono naturali e la moda è comoda, si indossa con leggiadria. «Si cambia triciclo lungo la vita - continua Gregis -, si prende da qualcuno e si lascia a qualcun’altro, come un mestiere, o un gran cappotto».

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