Dopo 40 anni chiude la bottega dei Mologni di via Borfuro

La chiusura di un’attività storica rappresenta sempre un momento triste, a maggior ragione se vanta una tradizione di oltre mezzo secolo. Nel giro di una settimana abbasserà per sempre le saracinesche la «Bottega del Buongustaio», proprio di fronte al tribunale.

Una decisione sofferta, quella presa dalla famiglia Mologni, che grazie all’intuizione dei fratelli Silvano e Valerio (con l’aiuto della mamma e di Angela moglie di Valerio), nel 1970 aveva rilevato la storica «Salumeria da Muzio», nei pressi dell’ingresso al parcheggio sotterraneo di via Borfuro.

La gastronomia d’asporto, introdotta con la nuova gestione, si rivelò un successo. Grazie all’atmosfera calda e familiare, unita alla qualità dei prodotti, crebbero continuamente i clienti affezionati, obbligando la famiglia Mologni a trasferirsi nel 1986 al civico 14c dove è rimasta per più di sette lustri.

Il reparto salumi e formaggi si è aggiunto ai piatti pronti e l’offerta si è poi allargata a generi alimentari, frutta, verdura, vini e liquori. Con l’ingresso in società dei figli Silvano, di professione commercialista, e Vittorio, che ha sempre lavorato come cuoco nel locale, l’attività è stata trasformata in gastronomia, wine bar ed enoteca (grazie alle competenze di Valerio e Vittorio, entrambi sommelier). La Bottega del Buongustaio ha sempre rappresentato anche un presidio per il quartiere, garantendo gratuitamente il servizio a domicilio, anche durante il periodo della pandemia.

«Ringraziamo di cuore tutti i nostri clienti, con i quali si è instaurato un rapporto di stima e amicizia dopo più di 40 anni insieme – commenta Valerio Mologni, che ha appena tagliato il traguardo delle 78 primavere –. È stata sicuramente una fantastica avventura, della quale ci rimangono moltissimi ricordi, ma negli ultimi anni sono cambiate le dinamiche commerciali e abbiamo perso tanta gente per anzianità o cambio di residenza».

La vetrina e il bancone mostrano leccornie e specialità, verdure della Valle di Astino e chicche enogastronomiche esclusive. Quando li incontriamo, il piatto del giorno è il baccalà alla vicentina, altra rarità che rischia di scomparire come la cassoeula, i casoncelli fatti a mano e le tante prelibatezze cucinate ogni giorno dalle mani di Vittorio. Passeggiando lungo la via notiamo che in venti metri hanno chiuso altre due attività nel giro di pochi mesi: la copisteria e un negozio che vendeva mobili e arredi.

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