I gattini nerazzurri di Beatrice
nel ricordo di papà Contardo

A Scanzorosciate. Di stoffa cuciti a mano, sono in vendita per sostenere l’ospedale Papa Giovanni e ricordare il papà, Contardo Crotti, di Alzano.

La vita va così. Tu la programmi, metti in fila i sogni e poi lei spariglia le carte che ci tocca riordinare. Ricostruire. Si può, anche grazie alla creatività, a stoffa e filo. Beatrice Crotti, 39 anni di Scanzorosciate, ha perso suo padre in pochi giorni: Contardo Crotti se n’è andato l’11 marzo, «con quella fame d’aria che spezza il cuore, e affoga ogni speranza».

Agronomo di Alzano, 72 anni, era amato in Valle Seriana e molto conosciuto: «Le sue condizioni di salute erano già precarie negli ultimi tempi, aveva superato tante battaglie, ma questa volta non ce l’ha fatta». Beatrice lo ricorda e ha trovato una via di rinascita nella sua arte, nel suo progetto di vita che il coronavirus ha cercato di sgretolare: «Lo scorso settembre ho lasciato il lavoro di commessa in un negozio di abbigliamento del centro di Bergamo per realizzare il mio sogno – racconta -. Arrivo da un mondo di decorazione e arte, e da sempre volevo costruire un mio laboratorio. I primi giocattoli di stoffa, kit per la nascita e la scuola, i primi abiti mamma e bimba».

Poi il papà si è ammalato e la vita è andata al rallentatore. «Abbiamo superato malattie e fatiche e mai avremmo creduto che arrivasse questo virus a spazzare via le speranze». Che si devono ricostruire: «Ho capito, giorno dopo giorno che la creatività, la fantasia, non si cancellano. Il loro flusso va avanti, e il mio lavoro è un rifugio, un tassello per ricostruire una vita». Con un tributo a papà Contardo: «Ho sempre creato per i bambini dei gattini di stoffa cuciti a mano, una sorta di doudou per la nascita, una coccola morbida per la nanna – spiega Beatrice -. Ho quindi ripensato a quel micio per raccogliere fondi per l’ospedale Papa Giovanni XXIII dove mio padre è stato curato e in tutti i modi i medici hanno cercato di salvarlo».

Un gattino con i colori nerazzurri dell’Atalanta e con la frase «Mola mia». Da pochi giorni sulla pagina Instagram «laBea», le richieste sono subito arrivate. «Continuerò a produrli e il ricavato andrà all’ospedale. Un goccia in mezzo al mare, ma anche un simbolo».

Per papà e per chi terrà quel micio. Diverse attività commerciali del suo paese lo vogliono esporre appena riapriranno i negozi. «Che sia anche una semplice coccola per i bambini, in questo momento per loro così strano». Lo sa bene lei, mamma di Pedro e Paulo, 5 e 3 anni. Che sia uno scaccia-paure, ma anche un acchiappasogni. Perché la fantasia non deve avere limiti, per liberarci dal dolore.

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