Il cuore di Bergamo in piazza
«Anche noi siamo Parigi» - Video

Tanta gente fuori da Palafrizzoni per il momento di raccoglimento in memoria delle vittime dell’attentato nella capitale francese.

Tanta gente e tanta commozione davanti a Palafrizzoni per il momento di raccoglimento per la strage di Parigi. Donne, uomini, bambini: tante candele, cartelli, ma soprattutto un silenzio che fa rumore. Quello di una città che già il giorno successivo alla strage aveva deciso per il lutto cittadino. E il sindaco Giorgio Gori ha deciso insieme alla Giunta che il Consiglio comunale già in programma sarebbe cominciato fuori dal Comune, insieme a quella città che si è riunita in silenzio per essere vicina al dolore di una Parigi mai così colpita. E così vicina. Sette-ottocento le persone in piazza, diversi sindaci, il prefetto Francesca Ferrandino, le note della Marsigliese, un intenso minuto di silenzio.

«Il fuoco che uccide e ferisce cittadini normali, in luoghi normali – i luoghi di svago di un normale venerdì sera – , nel cuore dell’Europa, ci fa sentire tutti nel mirino, tutti a rischio, nessuno al riparo. La tragedia che colpisce la Francia colpisce in realtà ognuno di noi» ha esordito il sindaco. «Non servono molte parole per dire quale sia il nostro dolore per le 132 vite spezzate venerdì sera – tra cui quella di una ragazza italiana, Valeria Solesin -, quanto ci sentiamo vicini alle loro famiglie; né quanto ferma, implacabile, sia la nostra condanna verso gli autori della strage. Non c’è alcuna possibile giustificazione per una simile manifestazione di malvagità».

«Lo scopo delle bombe e dei proiettili è quello di farci sentire in pericolo, di spaventarci. Uno stadio, una sala concerti, un ristorante: l’attacco di venerdì 13 si è rivolto ai luoghi di divertimento che caratterizzano il nostro stile di vita, con l’obiettivo di farci chiudere in casa. Perché ogni genitore, in qualunque città d’Europa, debba d’ora in poi stare in pensiero, sapendo che i suoi figli sono in giro, a cena con gli amici o ad ascoltare un gruppo musicale».

« Ecco perché credo che la prima risposta debba essere questa: continuare a vivere come prima. Non ci facciamo intimorire. Non consentiamo a nessuno di segregare la nostra libertà. È il nostro primo bene ed il principale valore su cui è costruita l’Europa».

«Quella dichiarata dal jihadismo è una guerra – è stato detto –, una guerra mondiale alla libertà di tutte le persone (anche delle persone musulmane). Ma se i militanti pazzi dell’ISIS pensano di sconfiggere la libertà, si sbagliano di grosso. Oggi possiamo forse dubitare della nostra incolumità, non della vittoria della libertà. Nel momento in cui sono minacciati dobbiamo anzi amare di più i nostri valori, le nostre conquiste e le nostre tradizioni. Dobbiamo rifiutare e combattere l’estremismo, il fanatismo e la follia religiosa. Ma dobbiamo avere la capacità di distinguere tra chi è pericoloso e chi è in pericolo, e dobbiamo avere la forza di includere e di dialogare. Voglio ringraziare a questo proposito la Comunità islamica di Bergamo per aver prontamente condannato, senza mezzi termini, la strage di venerdì».

«Il rischio che corriamo è che tra le vittime dei nuovi attacchi, grazie alla paura, vi sia l’idea di un’Europa libera e accogliente, generosa, capace di abbracciare le diversità, basata sui valori di libertà, eguaglianza e fraternità, volta all’apertura e all’inclusione. Badate bene: non all’appiattimento delle identità, non al loro annacquamento».

«Oggi diciamo no anche all’equivoco buonista che in alcuni casi – rivelando un inaccettabile pregiudizio razziale – arriva a sacrificare i segni della nostra cultura per falso rispetto, “per non offendere” le sensibilità altrui. Ma parimenti diciamo no ad ogni chiusura xenofoba e razzista. Sì al dialogo tra le culture, Sì alla libertà di culto, Sì all’accoglienza di chi ha diritto di chiedere protezione. Del resto, come non vedere che migliaia di migranti che chiedono aiuto all’Europa scappano dagli stessi pazzi che hanno portato la morte nel cuore di Parigi?».

«Sì, anche ad un rafforzamento delle misure di sicurezza e dei controlli. Sì ad un’adeguata repressione della violenza, capace di estirpare le radici di questa malvagità, di sconfiggere la barbarie terrorista alla sua fonte, nei Paesi in cui ha le basi».

« Per quanto ci riguarda più da vicino, lo ripeto: nessuna sottomissione. Ma la rivendicazione delle nostre radici non può essere separata dall’insegnamento cristiano che in ogni uomo, di qualunque provenienza, colore e religione ci spinge a vedere un fratello. Fraternitè non lo dimentichiamo».

«Della notte tragica di Parigi ci resteranno impressi i volti sgomenti, le immagini di sangue, il rumore delle esplosioni. Ma non solo: di quella notte vorrei ricordassimo anche le porte aperte per chi cercava riparo, e i tassametri staccati – spontaneo gesto di soccorso e di servizio civile. E poi in tutto il mondo, e a Bergamo con particolare commozione, i fiori, i pensieri, il tricolore di Francia, le note della Marsigliese, le candele. In omaggio alle vittime, per affermare con forza che anche noi siamo Parigi, che anche noi non abbiamo paura».

«Dobbiamo porci con fermezza contro ogni tipo di violenza e terrore – ha commentato Ferdinando Piccinini, segretario generale di CISL Bergamo -, attraverso un contrasto dell’Isis e nello stesso tempo con una politica dell’accoglienza e dell’integrazione fatta rispetto reciproco. Chi di dovere, faccia attenzione alle scorciatoie populiste di chi predica lo scontro tra etnie e religioni, che è proprio quello che persegue chi sta seminando terrore. Auspichiamo che a livello europeo gli stati dell’Unione sappiano dare una risposta unitaria forte».

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