In Bergamasca la speranza di vita è (quasi) tornata ai livelli pre pandemia

Il report Secondo i dati Istat, nel 2020 l’indicatore si era ridotto di ben 44 mesi, mentre lo scorso anno se ne sono recuperati 43: 81,5 anni per gli uomini, 85,7 per le donne.

L’Istat lo definisce un «assestamento». Oltre le statistiche, c’è l’immagine di una ripresa demografica che cerca di lasciarsi alle spalle la tragedia più grande. Nel 2021 la speranza di vita in Bergamasca – cioè l’indicatore che in sostanza risponde a una domanda: quanti anni vive una persona che nasce oggi? – è quasi tornata ai livelli pre-Covid: se nel 2020 si era ridotta di ben 44 mesi (un tracollo record, al pari di Cremona e Lodi), nel 2021 si sono recuperati 43 mesi. Da un’altra prospettiva, al termine del secondo anno di emergenza la speranza di vita in Bergamasca risulta ridotta «solo» di un mese rispetto a quel che si registrava prima della tempesta pandemica. Cremona ha recuperato 37 mesi su 44, Lodi 31 su 44, Piacenza 31 su 39. È quanto emerge da un report dell’Istat, diffuso nei giorni scorsi.

Cambia la speranza di vita dei bergamaschi: quella degli uomini torna a 81,5 anni (4,1 anni in più del 2020), quella delle donne di 85,7 anni (3,1 anni in più del 2020)

Le ragioni? Riduzione della mortalità e vaccini

Sul calcolo influisce in primis la riduzione della mortalità osservata nel 2021, incomparabile con quel che avvenne nel 2020, ma anche il diverso tasso di vaccinazione tra le diverse aree geografiche e province. Risultato: l ’eccesso di mortalità – cioè l’aumento dei decessi per ogni causa, rispetto alla media annuale 2015-2019 – nel 2021 è stato infatti dello 0,2% in provincia di Bergamo, contro il +8,1% segnato a livello nazionale. Così, cambia appunto la speranza di vita dei bergamaschi: quella degli uomini torna a 81,5 anni (4,1 anni in più del 2020), quella delle donne di 85,7 anni (3,1 anni in più del 2020); si tratta di dati superiori a quelli della media nazionale, che si attesta a 80,1 anni per gli uomini e 84,7 anni per le donne.

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