La battaglia (vinta) di Antonietta
«E adesso torno in Croce Rossa»

Quasi tre mesi di ricovero per la volontaria che si è ammalata lo scorso marzo: «Momenti duri, superati grazie a chi mi ha assistito».

Antonietta Caroli ha 66 anni, abita a Lallio ed è volontaria della Croce Rossa Italiana nel Comitato di Bergamo da ben 47 anni. In tutti questi anni non si è mai tirata indietro, mettendo anima e cuore al servizio degli altri. Naturalmente non si è tirata indietro nemmeno quando si sono presentat ii primi casi di Covid 19 nella Bergamasca, continuando a prestare servizio, insieme a moltissimi altri volontari.

Poi verso la metà di marzo ha iniziato ad accusare i primi sintomi della malattia e anche lei è stata ricoverata il 19 marzo all’Ospedale Papa Giovanni XXIII, dove è iniziato un vero e proprio calvario. Un calvario che è terminato solo due mesi dopo, per l’esattezza il 13 giugno quando è stata dimessa: «Verso metà marzo - racconta -, dopo aver prestato servizio in Croce Rossa, ho iniziato ad accusare i primi sintomi: sentivo stanchezza e il respiro era affannoso. Inizialmente pensavo a un’influenza, scartando l’idea che anche io potessi essere toccata dal virus, nonostante tutti i servizi per dimissioni, trasferte o ricoveri Covid. Poi una dottoressa che conosco bene e ringrazio molto mi ha consigliato di andare in ospedale e il 19 marzo sono stata ricoverata al Papa Giovanni».

E da quel giorno, appunto, è cominciato il suo percorso con la malattia, un percorso tutto in salita: «Il 20 marzo - continua Antonietta - mi hanno messo il C-pap (la ventilazione meccanica a pressione positiva continua, ndr) che ho tenuto per una ventina di giorni; da lì ho cominciato a non rendermi più bene conto di quello che succedeva: ricordo però che medici e infermieri mi dicevano di non mollare, io cercavo di tirare avanti ma capivo anche che non passava». «Ero stanca e demoralizzata - prosegue - volevo venirne fuori ma non riuscivo». Il 30 aprile è stata trasferita all’ospedale della Fiera: «Medici e infermieri provenivano da tutta Italia - sottolinea - ed erano alla mano, molto disponibili e accoglienti. Vedevo che si aiutavano tutti, senza distinzioni. Il responsabile sanitario Oliviero Valoti coordinava tutto e lo ringrazio molto per la sua professionalità e disponibilità». Antonietta però continua a non migliorare: le viene anche un eritema, non cammina e respira ancora con il supporto dell’ossigeno. Allora le viene proposto di tentare con le trasfusioni di plasma.

«Ho subito accettato e dal 19 maggio me ne hanno fatte tre in una settimana. Ho sentito subito un netto miglioramento: ho cominciato a camminare e a respirare autonomamente, senza ossigeno. Mi è davvero cambiata la vita e ho iniziato a recuperare gradualmente». Il 22 maggio viene trasferita di nuovo all’Ospedale Papa Giovanni XXIII per poi essere trasportata il 25 maggio alla Clinica Quarenghi di San Pellegrino per un periodo di riabilitazione respiratoria e motoria. E finalmente il 13 giugno viene dimessa. Ora è ospite a casa di una collega e amica a Ponte San Pietro e nelle prossime settimane tornerà a casa. Antonietta è in pensione: ha lavorato alle Arti Grafiche di Bergamo. Ha un figlio, Samuele Nespoli, sposato con Roberta Lavetti, e due nipotini gemelli di 8 anni: Thomas e Nicolò. Proprio loro al suo ritorno l’hanno accolta con un grande striscione: «Ben tornata nonna. Ti vogliamo bene». Ora, non resta che recuperare del tutto, per riuscire poi a tornare in Croce Rossa: «Non vedo davvero l’ora - conclude Antonietta - ci vorrà ancora un po’ di pazienza ma ce la farò».

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