La sottoscrizione per l’Ucraina supera quota 600 mila euro

Caritas Bergamo La sottoscrizione «Un aiuto per l’Ucraina» promossa dalla Caritas diocesana insieme a L’Eco di Bergamo e alla Fondazione della Comunità Bergamasca, ha raggiunto e superato un altro obiettivo, quello dei 600mila euro, ed è arrivata a quota 619.351 euro.

A tre settimane dall’inizio della guerra e con centinaia di profughi giunti anche nella nostra provincia, la solidarietà dei bergamaschi nei confronti della popolazione ucraina non si ferma. La sottoscrizione «Un aiuto per l’Ucraina» promossa dalla Caritas diocesana insieme a L’Eco di Bergamo e alla Fondazione della Comunità Bergamasca, ha raggiunto e superato un altro obiettivo, quello dei 600mila euro, ed è arrivata a quota 619.351 euro.

Il ringraziamento del direttore della Caritas, don Roberto Trussardi, è per «le migliaia di donatori che hanno dato il loro contributo, anche con piccole offerte, segno di una partecipazione di popolo molto ampia che testimonia quanto i bergamaschi si sentano coinvolti da questa tragedia».

Il ringraziamento del direttore della Caritas, don Roberto Trussardi, è per «le migliaia di donatori che hanno dato il loro contributo, anche con piccole offerte, segno di una partecipazione di popolo molto ampia che testimonia quanto i bergamaschi si sentano coinvolti da questa tragedia». In queste settimane la platea dei sottoscrittori della raccolta si è ampliata: ne fanno parte al momento anche Ascom Confcommercio, Confindustria, Bergamonews, Università degli Studi, Confcooperative e Ance.

I fondi raccolti serviranno ad aiutare soprattutto le parrocchie e le altre strutture religiose che hanno messo a disposizione decine di appartamenti per ospitare le famiglie e altrettanti posti letto di prima accoglienza. Negli ultimi due, tre giorni il flusso degli arrivi è stato meno importante rispetto all’inizio dell’emergenza, ma tante altre persone potrebbero arrivare nelle prossime settimane, soprattutto se non si troverà una soluzione per far cessare la guerra. E c’è il rischio che la necessità di sostenere chi viene accolto nelle nostre comunità prosegua anche durante la fase di ricostruzione, ragion per cui sono già stati avviati progetti d’integrazione sia nelle associazioni che nelle parrocchie, e nelle scuole.

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