Panattoni, atti alla Procura di Brescia
A 46 anni dal sequestro, indagini riaperte

La Dda attende il fascicolo contro ignoti per il rapimento di Mirko, il 21 maggio del 1973. L’input da una presunta rivelazione alla Questura di Bergamo. Lui in silenzio: voglio dimenticare. Guarda le pagine storiche de L’Eco che raccontano le concitate e drammatiche fasi del sequestro.

Preso di forza alle 8 di mattina in Colle Aperto, caricato su una Volkswagen rubata da due «capelloni», tenuto prigioniero in una stanza per 17 giorni, rilasciato in una siepe di Pontida per 300 milioni di lire pagati dal papà Enrico che piombò a riprendersi il figlio Mirko alle due di notte dopo la telefonata del via libera: «Abbiamo lasciato il bambino». Era il cold case per definizione, 46 anni di domande senza risposta, ma forse ora non lo è più. Chi abbia rapito Mirko Panattoni, 7 anni allora, il 21 maggio ’73 a una manciata di passi dalla gelateria del papà, la Marianna, è ancora un mistero. Per quale motivo e in quale contesto storico anche: sequestro della mala bergamasca, il colpo d’ala della mafia al Nord, l’embrione delle future azioni di autofinanziamento di un gruppo terroristico?

Ma ora, forse, c’è un colpo di ramazza alla polvere della storia: è il fascicolo a carico d’ignoti aperto, o meglio riaperto, su indicazione della Direzione distrettuale antimafia di Brescia che vuole capire se il campanello d’allarme suonato attorno alla Questura di Bergamo abbia la consistenza di un nuovo spunto investigativo e non sia uno dei tanti falsi allarmi in odore di mitomania.

Guarda le prime pagine de L’Eco di Bergamo del 1973

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