Pane, caffè e frutta: è dura pagare col Pos
Un negoziante su due non ce l’ha

Bergamo: viaggio nei piccoli esercizi commerciali di quartiere tra panettieri, fruttivendoli, bar ed edicole in vista delle novità previste nella legge di Bilancio, cioè sanzioni per chi non è fornito del dispositivo per i pagamenti elettronici. Due pagine su «L’Eco» di martedì 5 novembre.

«Posso pagare con il bancomat?». È questa la domanda che, alla luce delle novità introdotte dalla Manovra, comprese le sanzioni per gli esercizi commerciali non dotati di Pos a partire dal 1° luglio 2020, abbiamo rivolto a una ventina di esercenti cittadini, tra panettieri, fruttivendoli, bar ed edicole. Risultato: cinque negozi su venti hanno accettato pagamenti con carte e bancomat senza battere ciglio, altrettanti ci hanno sollecitato a versare la somma dovuta in contanti, ma ben la metà non erano dotati di Pos. E questo test sul«campo» è in linea con i dati delle associazioni di categoria. Una fotografia a tratti impietosa che ben descrive l’effettiva possibilità di effettuare piccoli pagamenti – ci siamo imposti come limite massimo i cinque euro – nei negozi di vicinato cittadini.

A risentire di più della legge di Bilancio sarà infatti questo genere di botteghe, retaggio di un commercio tradizionale che sembra soffrire maggiormente le trasformazioni del settore. «Ci sono troppe commissioni da pagare, non vogliamo far guadagnare la banca e non vale la pena sborsare 50 centesimi di commissione su un panino che noi vendiamo a 1 euro, è veramente assurdo», sembrano denunciare quasi all’unisono i gestori di bar e panetterie. Un rifiuto che, nella loro prospettiva, è anche una forma di protezione nei riguardi dei cittadini, verso cui molti negozianti (circa la metà nella nostra inchiesta) stanno già pensando di scaricare i maggiori costi legati all’obbligo del Pos, incrementando i prezzi di molti generi di prima necessità. La soluzione, per molti di loro, è quella di azzerare costi e commissioni.

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