Papa Francesco contro l’indifferenza
«Cancelliamo l’io per il bene di tutti»

È stata intitolata «Il mondo che vorrei» l’intervista a Papa Francesco, andata in onda nella serata di domenica 10 gennaio su Canale Cinque: un’ora con il Pontefice all’insegna della fratellanza, «dell’unione contro l’indifferenza» e gli individualismi, «per il bene di tutta l’umanità».

«Da dove possiamo ripartire? Io parto da una certezza. La pandemia è stata una crisi durata un anno e che continua ancora oggi. Ma da una crisi non se ne esce mai come prima, o se ne esce migliori o peggiori. Questo è il problema: come fare per uscirne migliori e non peggiori? Cosa ci aspetta in futuro? È una nostra decisione». Lo afferma Papa Francesco nell’intervista esclusiva al Tg5 andata in onda su Canale 5. «Se vogliamo uscirne migliori dovremo prendere una strada, se vogliamo riprendere le stesse cose di prima la strada sarà un’altra strada, e sarà negativa. E oltre alla pandemia ci sarà una sconfitta in più: quella di non esserne usciti migliori», spiega il Pontefice rispondendo al vaticanista di Mediaset Fabio Marchese Ragona.

«Dobbiamo fare un’analisi molto forte delle situazioni brutte che oggi si vivono nel mondo - prosegue -. Pensate ai bambini senza scuola e che soffrono la fame. Ci sono le statistiche delle Nazioni Unite che sono spaventose. Pensate ai bambini che sono nati con la guerra, da dieci anni vivono in guerra e che non sanno cosa sia l’odore della pace. Pensiamo solo ai bambini in generale: le statistiche sono terribili». Secondo il Papa, «una domanda che tutti ci dovremmo fare è questa: cosa possiamo fare per poter far andare a scuola e per far avere da mangiare a tutti i bambini? Un altro problema riguarda le guerre perché c’è già la terza guerra mondiale, non coinvolge tutto il mondo ma esistono le guerre. E quindi dovremmo chiederci quale sia la strada per la pace. È un problema serio da prendere molto sul serio e se noi vogliamo uscire da questa situazione senza vedere queste cose allora l’uscita sarà peggiore».

«Dobbiamo uscirne considerando le cose concrete, nessuna fantasia: cosa possiamo fare per cambiare questa situazione? Le statistiche dicono che togliendo un mese di spese di guerra potremmo dare da mangiare a tutta l’umanità per un anno. Dobbiamo prendere coscienza di questa drammaticità del mondo, non è tutto una festa - aggiunge Francesco -. Per uscire da questa crisi a testa alta e in modo migliore dobbiamo essere realisti. Ci vuole realismo». E ha ribadito più volte l’importanza di cancellare l’indifferenza e l’individualismo, la politica dell’io, «per il bene dell’umanità, all’insegna della fratellanza».

Netto il messaggio alla classe dirigenziale: «Ha il diritto di avere punti di vista diversi e anche di avere la lotta politica. È un diritto: il diritto di imporre la propria politica. Ma in questo tempo si deve giocare per l’unità, sempre» ha detto Papa Francesco. «In questo tempo non c’è il diritto di allontanarsi dall’unità - spiega -. Per esempio, la lotta politica è una cosa nobile, i partiti sono gli strumenti. Quello che vale è l’intenzione di fare crescere il Paese. Ma se i politici sottolineano più l’interesse personale all’interesse comune, rovinano le cose».

Il Pontefice ha anche raccontato di come vie questi mesi di pandemia: «Mi sono sentito ingabbiato, ma poi mi sono calmato, ho preso la vita come viene. Si prega di più, si parla di più, si usa di più il telefono. La pandemia ha colorato pure la vita del Papa e io sono contento» ha detto. «Ho dovuto cancellare viaggi, in Nuova Guinea e Indonesia, cancellati totalmente. Perchè in coscienza io non posso provocare assembramenti, no? Adesso non so se il prossimo viaggio in Iraq si farà, ma è cambiata la vita - ha aggiunto il pontefice -. Sì, è cambiata la vita. Chiusa. Ma il Signore aiuta sempre tutti».

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