Per due anni vietato uscire di notte
Era il 1943 e c’era la guerra

Bendotti: nel settembre del ’43 i tedeschi istituirono il coprifuoco in città, in vigore sino alla Liberazione.

Ha origini antiche ma non antichissime la parola coprifuoco. Recita La Treccani: «Usanza medievale per cui, a una determinata ora della sera, gli abitanti di una città erano tenuti a coprire il fuoco con la cenere per evitare incendi». Termine che si è evoluto e oggi indica il «divieto straordinario di uscire durante le ore serali e notturne imposto dall’autorità per motivi di ordine pubblico, in situazioni di emergenza». «Il coprifuoco? Una parola che mi ricorda i tempi della guerra - ha dichiarato il giornalista scientifico Piero Angela, il veterano dei divulgatori della tv italiana -. Forse però serve, perché fa effetto sulle persone. Questo problema bisogna affrontarlo seriamente: mi fa male non poter abbracciare i miei nipotini, mi mancano, ma speriamo di dover aspettare ancora solo qualche mese».

L’ultimo coprifuoco di cui ha memoria Bergamo risale al periodo della seconda guerra mondiale. «Fu istituito l’11 settembre del 1943, il giorno dopo l’ingresso dei tedeschi in città - spiega lo storico Angelo Bendotti, presidente dell’Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea- e restò in vigore sino al 28 aprile del 1945, il giorno della liberazione di Bergamo dal nazifascismo». Un coprifuoco istituito in periodo bellico, «ovviamente molto diverso da quello attuale, dovuto a ragioni socio-sanitarie. Basti pensare che all’epoca chi veniva sorpreso a circolare senza autorizzazione rischiava la fucilazione» sottolinea Bendotti, citando il proclama del comando delle forze germaniche di Bergamo che imponeva, tra l’altro, la chiusura dei locali pubblici e il divieto di uscire di casa dalle 21 alle 5.

«L’obiettivo dei tedeschi era impedire ai partigiani di compiere azioni notturne. Atti di resistenza contro il fascismo che furono ugualmente compiuti: scritte sui muri, simboli imbrattati, volantinaggio. Celebre fu l’azione messa a segno in Porta Nuova dove una notte mani ignote scrissero su un grande manifesto della guardia nazionale repubblicana una frase inneggiante alla Resistenza».

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