Radiografie a domicilio durante il Covid
A due giovani rubata la strumentazione

I ladri non guardano di certo in faccia a nessuno. Nel mirino dei malviventi, nella mattinata di martedì 12 gennaio a Bergamo, la «RS Diagnostic Srl», azienda di radiologia domiciliare, al quale è stato sottratto un tubo radiogeno, strumento essenziale per svolgere la loro professione.

«Siamo senza parole – raccontano Matteo Ruggeri, 25 anni, di Casnigo, e Marco Spiezia, 26, di Bergamo, fondatori di RS Diagnostic Srl -: subito abbiamo pensato a chi avesse avuto il coraggio di fare una cosa simile. Il Covid-19 forse non ci ha insegnato molto, quantomeno non a tutti. In un periodo particolare come questo, con la pandemia che continua a dilagare, e dato l’importante servizio che svolgiamo, soprattutto nei confronti di persone anziane e impossibilitate a muoversi, riteniamo che sia un gesto davvero vile. Per noi si tratta di uno strumento essenziale per poter operare, senza questo siamo fermi. E oltretutto ha un costo rilevante: circa 15.000 euro».

Il furto è stato sicuramente compiuto tra le 9 e le 12 circa di martedì, in zona Campagnola a Bergamo, dove risiede Marco Spiezia. «Eravamo stati a Milano a fare un intervento – spiega il ventiseienne –, dopo di che ci siamo fermati qualche ora a casa mia per sbrigare delle questioni burocratiche. Ignari di tutto ci siamo rimessi sul furgone e ci siamo diretti ad Azzano San Paolo, dove ci attendeva un paziente, e lì abbiamo fatto l’amara scoperta. Ovviamente rimandata la radiografia come quelle dei prossimi giorni. Abbiamo già ordinato lo strumento ai fornitori e non appena possibile ripartiremo. Il furto è stato compiuto da qualcuno di esperto: sullo sportello del baule abbiamo trovato dei minimi segni di scasso, quasi difficili da notare, e probabilmente erano più persone, dato che l’attrezzo è posto in una scatola abbastanza pesante. È una zona molto tranquilla, normalmente non soggetta ad azioni del genere».

Amareggiati e increduli, i due tecnici di radiologia hanno subito sporto denuncia alle forze dell’ordine, in attesa di poter riprendere la loro attività, rivelatasi essenziale in questi mesi di pandemia. «Siamo partiti verso fine 2019 con la nostra azienda – sottolineano – e ci siamo poi ritrovati quasi subito nel marasma del Covid-19. Avevamo già avuto esperienza e pertanto siamo riusciti a reggere il colpo. Durante il 2020 abbiamo avuto circa duemila pazienti e quasi la metà concentrati nei mesi di marzo, aprile e maggio. Ricordiamo bene quel periodo, la difficoltà di arrivare da tutti e le innumerevoli chiamate ricevute. Il lato positivo per noi è stato che ci ha permesso di fare ulteriore pratica e acquisire sempre più dimestichezza con il nostro lavoro».

«La seconda ondata invece, per quanto riguarda la bergamasca, è stata molto più tranquilla fortunatamente, e la richieste non erano moltissime – aggiungono –. Siamo invece intervenuti maggiormente nelle province di Milano, Monza Brianza, Como e Varese. Lì la seconda ondata è stata più violenta e facevamo una media di circa 50 interventi a settimana in quelle aree».

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