Rientrate dalla Cina, la fine di un incubo
«Pensavamo di non tornare più a casa»

Tre delle ultime 6 studentesse dell’Università di Bergamo a Nanchino atterrate in serata a Malpensa. «Niente lacrime, ma solo tanta apprensione in attesa del volo per l’Italia». Il rettore: «Hanno il nostro supporto»

La fine di un incubo. Quando il volo Lufthansa è atterrato all’aeroporto di Milano Malpensa, intorno alle 22, hanno toccato il cielo con un dito. «Alla fine ce l’abbiamo fatta. Siamo stanche ma felici. Vogliamo tornare a casa, farci una doccia e tornare a vivere. Pensavamo di non tornare più». Sara Perri, Sara Zucchi e Marta Bonanomi sono tre delle ultime sei studentesse che frequentano l’Università di Bergamo recluse per giorni nel campus universitario di Nanchino, in attesa di un volo puntualmente cancellato.

Sono riuscite a partire ieri da Nanchino, direzione Pechino e poi scalo a Francoforte. Due invece hanno raggiunto Londra via Chengdu. L’ultima arriverà oggi in Italia. Sei corsiste di Lingue in Comunicazione e cooperazione internazionale alle prese ogni giorno nel campus cinese con l’allarme coronavirus che si diffondeva a macchia d’olio, al pari dei contagi. «Alla fine ce l’abbiamo fatta – racconta Sara Perri mentre abbraccia la mamma sorridente –. Nessuna lacrima, solo tanta apprensione. Avevamo più paura delle notizie incerte provenienti dall’Italia che del virus galoppante. Voglio tornare subito a casa a Lecco. Per l’università e la mia amata Bergamo c’è tempo». Il sospirato aereo per lasciarsi alle spalle gli incubi cinesi si è materializzato in un sabato che ricorderanno a lungo. Le tre ragazze arrivano con le mascherine. Allo scalo di Malpensa c’è poca gente e si respira un’atmosfera normale. «Non siamo state sottoposte ad alcuna procedura particolare all’arrivo in Italia – aggiunge Marta Bonanomi, 23 anni –. Ci hanno fatto scendere dall’aereo e poi siamo arrivate nella zona arrivi senza filtri. Sono contenta, esausta, in una parola: felice». Ora possono brindare alla libertà. «È la fine di un lungo percorso, bello e stimolante, ma finito male – racconta Sara Zucchi, 23 anni, studentessa di Mandello –. Siamo partite alle 8,25 da Nanchino per Pechino. Tanta apprensione, ma per fortuna nessun ostacolo particolare e poi abbiamo preso un altro volo dell’Air China con destinazione Francoforte. Siamo arrivate in Germania intorno alle 19. Alle 20,30 il tanto atteso volo per Milano Malpensa».

Le ragazze che frequentano l’Università di Bergamo hanno vissuto gli ultimi giorni quasi in una città fantasma, con tanti negozi chiusi, servizi pubblici a singhiozzo e un uso costante delle mascherine per prevenire qualsiasi tipo di contagio. Un’atmosfera surreale ha scandito gli ultimi giorni del semestre in Cina, tra speranze di tornare al più presto e voli cancellati dopo i primi casi di coronavirus accertati anche in Italia. «Abbiamo contattato il numero dedicato del ministero della Salute per capire a quali procedure saremmo state sottoposte all’arrivo – aggiunge Sara –. Ci hanno detto che ci avrebbero fatto passare da una sorta di corridoio della salute e che nelle prossime settimane dovremo assolutamente evitare i luoghi affollati. Ma finchè non manifestiamo sintomi particolari, quali febbre, tosse o problemi respiratori, possiamo vivere tranquillamente senza mascherine. In Cina avevamo preso quelle chirurgiche, prima che andassero a ruba. Gli ultimi giorni uscivamo dal campus universitario solo per fare la spesa e ci sottoponevano al ritorno in università al controllo obbligatorio della temperatura corporea per gli opportuni accertamenti. Ora siamo tornate a casa e non vediamo l’ora di riabbracciare i nostri cari che ci hanno sempre incoraggiate, nonostante le notizie frammentarie e allarmanti sull’esplosione del virus». In serata le felicitazioni del rettore dell’università, Remo Morzenti Pellegrini: «Ho parlato personalmente con le ragazze e ho raccomandato alle giovani studentesse di contare sull’università per qualsiasi evenienza e di osservare le misure precauzionali disposte dal ministero. Sono molto felice che siano tornate per la serenità dei loro cari e nostra».

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