Schianto del Boeing, a giorni i rimpatri
Apre l’ospedale che ricorda Ravasio

Tragico volo in Etiopia: terminati i confronti dei Dna dei 157 passeggeri, tra cui il bergamasco Matteo Ravasio. Nella struttura sanitaria di Juba, in Sud Sudan, al lavoro tre suore: a novembre l’inaugurazione.

A sette mesi dal disastro aereo del Boeing 737 Max 8 dell’Ethiopian Airlines schiantatosi poco dopo il decollo da Addis Abeba, in Etopia, si intravede il rientro in Italia delle otto vittime nostre connazionali delle 157 persone che hanno perso la vita nell’incidente del 10 marzo scorso.

A giorni infatti le salme degli italiani saranno riportate in Patria e potranno essere celebrati i funerali: tra loro anche il feretro del commercialista di Bergamo Matteo Ravasio, 52 anni, tesoriere della onlus cittadina «Africa Tremila», legata a Confartigianato Imprese Bergamo e che è rimasta pesantemente colpita dalla tragedia, visto che sul volo hanno perso la vita anche gli aretini Carlo Spini, 74 anni, medico in pensione e presidente della onlus, e la moglie coetanea Gabriella Viciani, infermiera e consigliera dell’associazione di Bergamo.

Le salme degli italiani, in accordo con la Farnesina, saranno trasferite da Addis Abeba a Londra e da lì verranno riportate entro la prossima settimana in Italia. Il Comune di Bergamo ha già ricevuto dall’ambasciata italiana di Addis Abeba il nullaosta per la sepoltura.

Nel contempo proprio in questi giorni ha anche avviato l’attività l’ospedale di Juba, in Sud Sudan, dove le tre vittime di «Africa Tremila» erano dirette e che sarà dedicato proprio a loro tre. Si chiamerà infatti «Three Angels health center», anziché «Sant Ursula health center» com’era previsto prima del disastro aereo del 10 marzo. I «tre angeli» sono proprio i tre volontari Matteo, Carlo e Gabriella. Si stavano recando proprio all’allora ospedale in costruzione, dopo uno scalo a Nairobi, in Kenya, dove il Boeing non è mai però arrivato.

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